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Visionary Places: il Luminist di Napoli premiato come ristorante più visionario d’Italia

Un riconoscimento che premia qualità e visione imprenditoriale: sono stati selezionati ristoranti in grado di proporre cucina d’autore, tra arte, design, innovazione e sostenibilità.

Il 4 giugno, nel capoluogo partenopeo, è andata in scena la prima edizione di “Visionary Places” – il nuovo riconoscimento voluto da Gambero Rosso, Artribune e Feudi di San Gregorio – che assegna il vertice del podio 2024 al Luminist di Giuseppe Iannotti, nelle Gallerie d’Italia di Napoli (ecco il nostro articolo). Noi c’eravamo e vi raccontiamo cosa significa essere “visionary”, con i commenti a caldo dei protagonisti.

“Visionary Places” è nato per ricercare le proposte enogastronomiche italiane più innovative e che si sono rivelate in grado di valorizzare il territorio e l’intera comunità. Si parla di cultura dell’ospitalità, un valore di cui andar fieri, ma che richiede continue messe a punto e attenti aggiornamenti: le aspettative cambiano, con loro anche le priorità e dunque possedere una visione lungimirante premia. “Visionary Places” ha individuato le realtà più creative della ristorazione italiana, quelle che spostano sempre più in alto la famosa asticella della qualità, in un settore che ha sempre fatto del Made in Italy un vanto nel mondo.

In finale sono giunti ristoranti diversi per posizionamento geografico, tipo di cucina, ma tutti accomunati da una serie di valori imprescindibili: insegne, chef e relativi imprenditori in grado di vedere oltre, allargando la prospettiva e ponendo attenzione a tutti gli aspetti possibili, compresi quelli emozionali. Il risultato si è puntualmente tradotto in un qualcosa che prima non c’era e che, grazie alla creatività e all’audacia, ha saputo fare la differenza. Un ristorante visionario non segue le mode, ma le detta. Guarda l’arte, l’architettura, il design, puntando al benessere dei commensali, esattamente quanto a quello del personale: soltanto così l’esperienza del cliente potrà realmente considerarsi completa.

Il podio

Sono stati circa 30 i ristoranti “visionari” selezionati dal comitato organizzativo. La medaglia d’oro è andata al Luminist di Napoli, progetto connesso all’apertura museale all’interno delle Gallerie d’Italia di Intesa San Paolo. Tra arte, architettura e gastronomia, l’insegna di via Toledo, negli spazi della storica sede del Banco di Napoli, restaurati e ripensati da Michele De Lucchi, rappresenta l’esempio più compiuto di visioni che si incrociano: con la caffetteria bistrot Luminist al piano terra, il fine dining 177Toledo e il cocktail bar Anthill, parliamo di un organismo multiforme, diretto da Giuseppe Iannotti, già chef patron del ristorante Krèsios di Telese Terme (due stelle Michelin).

Secondo posto per il SanBrite di Cortina d’Ampezzo, ammiraglia di un organismo gastronomico che include anche allevamento e caseificio.

Terzo posto per IO Luigi Taglienti, a Piacenza. Nato in sinergia con la galleria d’arte e design Volumnia, ha restituito alla città una preziosa chiesa sconsacrata.

Il comitato di giuria

Accanto a Gambero Rosso e Artribune, le selezioni hanno visto la partecipazione di Ella Capaldo, direttore creativo del Gruppo Tenute Capaldo-Feudi di San Gregorio, l’artista e grande appassionato di gastronomia Gabriele De Santis, l’AD di MondoMostre Simone Todorow, ed Emilia Petruccelli, co-fondatrice di Galleria Mia a Roma, nonché di EDIT Napoli.

Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso e Artribune ha commentato così la premiazione:<<Questo progetto ha il dono di legare tra loro luoghidi ristorazione distinti, ma accomunati dalla bellezza a servizio della accoglienza>>. E prosegue sostenendo che <<quella bellezza che appartiene all’arte, al design e alla cultura, ma anche all’indiscutibile fascino del vino e del cibo, possono generare esperienze uniche per la clientela>>.

Gli ha fatto eco Antonio Capaldo, alla guida di Feudi di San Gregorio, precisando che <<con questo progetto si punta a porre l’accento su di uno stimolo che oggi vive il settore della ristorazione: affiancare l’eccellenza della cucina con la qualità della sala, dell’accoglienza e la cura degli ambienti. Insomma, un’idea di bellezza a 360 gradi. Certamente ci sono piatti di grandi chef che restano nella memoria, ma si ricordano con altrettanta intensità l’eleganza di una sala e l’attenta discrezione di chi la anima. Chi è in grado di combinare ogni aspetto di questo straordinario e difficilissimo mestiere regalerà delle esperienze indimenticabili ai suoi clienti e ci fa piacere premiarli>>.

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