Vienna: dagli storici café della antica capitale imperiale ai ristoranti dove mangiare una buona Wiener Schniztel fino ai locali più cool che omaggiano i sapori mediorientali.
Una elegante metropoli da vivere anche attraverso gli appuntamenti con la tavola, grazie ai tanti indirizzi storici e non solo vocati alle tradizioni gastronomiche. Il viaggio a Vienna è all’insegna del gusto per palati curiosi, alla scoperta della vicina capitale mitteleuropea che sprigiona ancora tutto il sapore degli antichi fasti dell’Impero austroungarico. Salendo a bordo di una “Fiaker”, una carrozza ispirata a quelle d’epoca, in un viaggio dal fascino intramontabile scandito dall’inconfondibile suono cadenzato degli zoccoli dei cavalli, ci si dirige verso l’insegna prescelta, partendo dalle iconiche caffetterie storiche, come delle principesse foodie in vacanza.
Vienna: le caffetterie storiche da non perdere
Regno dello charme più intimo e delle “local vibes”, consigliatissimo per immergersi tra i giovani bohémien del posto, il Café Leopold Hawelka è centralissimo e a pochi passi dal maestoso Stephansdom, la cattedrale di Vienna. I tavoli sono ospitati in uno spazio volutamente poco luminoso ricolmo di stampe antiche e specchi alle pareti, mentre la boiserie di legno fa il paio con le sedie ispirate alle leggendarie Thonet, alternativa di design ai divanetti che si trovano nei vari corner del café. Ben più noto è l’elegante e prezioso Schwarzenberg, risalente al 1861. Si tratta, infatti, della più antica e ancora autentica insegna gastronomica del genere lungo i rivoluzionari, all’epoca della loro realizzazione, boulevard del Ring. Di valore è poi il Café Museum Wien di Karlsplatz, rinomato per vantare a fine XIX secolo l’interior design dell’austriaco Adolf Loos, tra i pionieri dell’architettura moderna. Un’impronta riconoscibile dalla cassa ancora di fronte la porta d’ingresso, che decidono di mantenere anche quando la struttura viene rinnovata dal sudtirolese Josef Zotti dopo circa 30 anni, e tuttora presente.
I “must” da bere e da mangiare nei café
Nelle caffetterie si assapora qualcosa di tipico ordinando una tazza di Einspänner, un espresso con l’aggiunta di panna, rigorosamente servito in un bicchiere di vetro con il manico. La ragione è legata a una leggenda: si dice che sia stato questo il primo “Coffee to go” della storia viennese, pensato per i cocchieri alla guida delle carrozze e quindi con una sola mano libera per poter tenere comodamente e senza bruciarsi la fumante bevanda da sorseggiare, mentre l’altra era impegnata dalle briglie dei cavalli. L’alternativa alcolica è ispirata proprio alle Fiaker che ancora si trovano nel centro storico: un espresso doppio con rum e panna, da abbinare ad esempio alle tradizionali torte viennesi, non troppo dolci e dalle porzioni importanti (la fetta si aggira intorno ai 7 euro), oppure alla Sachertorte o allo Strudel di mele o di prugne. Ma chi vuole la panna accanto, deve sapere che si tratta di una consuetudine piuttosto recente, che non ha nulla a che fare con la vera tradizione.
Le oltre 2000 caffetterie, considerate un secondo salotto di casa lontano da casa, dove i camerieri in smoking seguono una precisa etiquette di un lifestyle nato sul finire del Seicento e che prevede una generosa mancia, sono un “must” anche per un sostanzioso Gulasch, sia a pranzo che a cena. In particolare, secondo il rituale del post Gran Ballo viennese, i café sono le tappe conclusive, per non rientrare a casa affamati, della serata danzante. L’alternativa “mordi e fuggi” è invece in uno dei chioschi di würstel, lo street food più tipico, che vede come protagonista il panino con il Bratwurst e le salse.
I musei-gioiello meno noti da visitare
Il design viennese, a partire dalle sedie di legno delle caffetterie ispirate alla Thonet, si ammira in particolare in due spazi espositivi, interessanti e curiosi, sebbene meno turistici: il Mak, vocato alle arti applicate e il Möbel Museum, dove sono presenti anche dei décor usati nei set del celebre film “La Principessa Sissi” con Romy Schneider, pellicola omaggio all’Imperatrice Elisabetta di Baviera e al consorte Francesco Giuseppe.
Un altro spazio espositivo ricco di fascino è in Berggasse 19: la casa studio di Sigmund Freud, con gli appartenenti privati all’interno 5 e lo spazio, al 6, dove venivano ricevuti i pazienti, con l’uscita discreta a loro dedicata per passare inosservati dopo la visita. È l’ambiente che più mi ha colpito di questa residenza che conserva alcuni degli arredi originali e degli oggetti appartenuti al padre della psicanalisi. Come gli occhiali e i bastoni, una curiosa collezione di simboli fallici e una box di legno da gioco. Ancora: libri, lettere, foto e una guida di viaggio dell’Italia, Paese che Freud visitò ben 25 volte.
Per muoversi comodamente a Vienna, invece, l’ideale è pernottare vicino alla Cattedrale, dove si trova il delizioso “The Leo Grand”, per soggiornare in una suite decorata secondo uno stile discreto e romantico dal sapore d’antan.
I ristoranti tipici e la nuova scena culinaria
L’enogastronomia viennese si rinnova pur restando fedele alla sua tradizione. Muovendosi tra Wiener Schnitzel e piatti tipici israeliani, si sperimenta il gusto locale insieme alle contaminazioni mediorientali tanto popolari tra i giovani austriaci.
Apprezzatissimo tra i ristoranti più cool è C.O.P., ambiente friendly e una cucina di sapori mediterranei che premia i piccoli produttori biologici. Pensato per lo “sharing”, il menu alterna prelibatezze tra pane e brown butter, focaccia, ceviche, formaggio e olive; in abbinamento, si trovano i vini naturali del territorio (anche dei vigneti urbani, estesi per ben 600 ettari cittadini). Curiosa è la mise dei cordiali camerieri, una divisa da lavoro blu, che ricorda quella degli operai, in chiave pop.
Da segnare è anche Neni Prater, tempio della gastronomia di qualità di Tel Aviv, con squisiti piatti profumati alle “Jerusalem herbs”, realizzati nella cucina a vista del ristorante che affaccia sulle giostre illuminate del parco divertimenti di Vienna.
Le specialità più tradizionali si trovano da “Oswald & Kalb”, una trattoria centralissima frequentata da molti giovani che vanno lì da sempre a mangiare la Wiener Schnitzel: una cotoletta di vitella sottilissima, fritta nel burro chiarificato, che si degusta, leccandosi i baffi, anche da “Gößßer Bierklinik”, risalente al 1566. Una locanda vicino all’antico ghetto allora e oggi il ristorante più antico di Vienna ancora attivo (su una delle pareti è rimasta una palla di cannone dell’esercito ottomano durante l’assedio del XVI secolo guidato dal sultano Solimano il Magnifico).
Lo stile più autentico negli arredi per apprezzare una classica Wiener Schnitzel è, infine, la cifra distintiva del buonissimo Figlmüller, storico indirizzo della prelibatezza locale sinonimo di qualità. Il fine serata è, invece, nella zona del “Bermudadreieck”, il Triangolo delle Bermuda: la sera si va lì a bere e, tra i tanti locali e pub fioriti negli ultimi decenni, si finisce misteriosamente per perdersi, non riuscendo a tornare a casa.