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Un sogno chiamato Ferrari

Dietro ogni grande vino c’è sempre una grande persona, uomo e donna che sia. E c’è  una storia emozionante che merita di essere raccontata e condivisa. Una storia che quasi sempre nasce da un virtuoso mix di intuizione e passione, genialità e amore per la terra e per il vino. Questa è la storia della cantina Ferrari e del sogno di un uomo, Giulio Ferrari, realizzato nel 1902.

Giulio Ferrari nasce in Trentino nel 1879, frequenta la scuola agraria San Michele all’Adige dal 1895 al 1897 e, grazie ad alcune conoscenze nate durante la frequentazione scolastica, si trasferisce a Montpellier in Francia, ma si sposta frequentemente nella regione della Champagne, dove si appassiona al mondo delle bollicine.

Tornato in Trentino intraprende il suo sogno di creare delle bollicine di eccellenza con quel metodo classico che aveva appreso in Francia. Inizia così una piccola produzione, con un culto ossessivo della qualità in ogni dettaglio.

La sua intuizione più importante forse fu proprio quella di capire che il Trentino fosse un territorio straordinariamente vocato per creare una bollicina di eccellenza, grazie alle particolari condizioni pedoclimatiche nelle pendici delle montagne e alla forte escursione termica tra giorno e notte, che permette alle uve chardonnay e pinot nero di avere una giusta maturazione aromatica mantenendo però un’acidità bilanciata.

C’è da dire però che a questo punto della storia ci sono opinioni discordanti. Che avesse iniziato a produrre spumanti per amore e passione per il vino è fuor di dubbio. Ma non tutti sanno che Giulio Ferrari era anche un uomo d’affari con un intuito incredibile. Di fatto lui era un vivaista, un tecnico che desiderava vendere in Trentino le barbatelle che aveva importato dalla Francia. Per poter raggiungere questo obiettivo però doveva far capire ai vignaioli del tempo l’importanza di utilizzare un vitigno piuttosto che un altro. Per cui la produzione di spumante metodo classico, a detta di alcuni, fu solo una strategia di marketing, utilizzandolo come regalo da fare ai clienti che compravano le sue barbatelle. Attraverso questa operazione riusciva nell’intento di far capire quanto potesse essere decisiva una scelta accurata dei vitigni e intanto incrementava il suo business.

Se posso dire la mia, tutto sommato poco importa quale fossero le sue reali motivazioni. Soprattutto perché tutto ciò ebbe due conseguenze che cambiarono per sempre il corso della storia del vino in Italia. La prima fu la diffusione del vitigno chardonnay prima in Trentino e quindi in tutta Italia. La seconda, la creazione a partire dal 1902 di un metodo classico italiano straordinario e l’inizio di una storia unica e pazzesca.

I suoi grandissimi spumanti nel giro di pochi anni iniziarono ad essere apprezzati e diffusi in tutta la Regione. Giulio Ferrari però non aveva figli e così, all’indomani della seconda guerra mondiale, cercò di capire chi potesse portare aventi il suo sogno e la sua missione.

Provò a vendere la Cantina alla scuola di San Michele all’Adige per l’affetto che nutriva, ma questa non era interessata a farsi carico dell’azienda.

Fu solo negli anni ’50 che un enotecario di Trento si fece avanti per rilevare l’attività una volta saputo della sua messa in vendita. Ne conosceva le potenzialità, comprava i vini, li rivendeva ma soprattutto era innamorato degli spumanti Ferrari. Cosi si indebitò fino al collo e acquistò l’azienda per trenta milioni delle vecchie lire. Era il 1952 e l’enotecario di Trento rispondeva al nome di Bruno Lunelli.

Bruno Lunelli avrà il merito non solo di incrementare la produzione nel giro di pochissimi anni, ma soprattutto di proseguire nella ricerca dell’eccellenza e della qualità, trasmettendo la sua passione ai suoi tre figli Franco, Gino e Mauro. Sotto la loro guida Ferrari divenne leader in Italia della spumantistica metodo classico. Con loro nacquero il Ferrari Rosé, il Ferrari Perlé e il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore.

Oggi siamo alla terza generazione della famiglia Lunelli. Marcello, Alessandro, Camilla e Matteo (in foto) hanno davanti una grande sfida, portare Ferrari nel mondo come un simbolo dell’arte di vivere italiana. Innovare ma rispettando la tradizione e i valori che hanno fatto la storia della cantina.

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