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Torino insolita tra curiosi musei ed esperienze enogastronomiche oltre la tradizione 

Spazi espositivi meno conosciuti, ma fortemente identitari, anche all’aperto, e indirizzi del gusto per immergersi tra sapori contemporanei e Vermouth tasting, senza dimenticare gli spot più iconici come il café dove venne inventato il tramezzino. Sono le tappe da non mancare durante un weekend nella intrigante città sabauda, che fu la prima capitale d’Italia.

Una meta tutta da scoprire, uscendo fuori dai percorsi più turistici, lasciandosi sorprendere dalle sue inaspettate bellezze artistiche e offerte culinarie che sfidano la tipicità. Il city break a Torino per viaggiatori alternativi inizia con una colazione in un luogo speciale: il café Mulassano, bar dove nel 1929 venne inventato il tramezzino. Lo street food oggi iconico in questa località del Piemonte, fu ideato da Angela Demichelis Nebiolo, dopo aver trascorso qualche anno negli Stati Uniti. Oltreoceano la tostiera e il pane in cassetta erano già entrati da tempo nelle case degli americani. In questo locale con la sua storia così speciale, i panini triangolari si trovano in diverse varianti, al costo di cinque euro: da quello con la farcia al vitello tonnato, al Garibaldino con battuto al coltello a mano, pomodoro secco, capperi e olive, fino al Piemontese, con una base di giardiniera di verdure in agrodolce.

La giornata prosegue alla volta di curiosi musei: il primo, dedicato al Vermouth Carpano all’interno della sua storica fabbrica, oggi rinata Eataly Lingotto; il secondo, incentrato sul caffè Lavazza, affascinante storia imprenditoriale italiana del pioniere delle miscele, Luigi Lavazza. Due visite da non perdere, ma solo dopo aver partecipato a un rituale benaugurante, da torinese doc: calpestare il bassorilievo dorato con le sembianze di un toro, sotto i porticati di piazza San Carlo. In particolare, la superstizione vuole che si debba passare sopra i suoi attributi (che in effetti sono consumati), per scongiurare davvero la malasorte e far sì che il destino diventi favorevole.

Poco oltre, vale la pena raggiungere, sempre sulla piazza, il Caffè San Carlo, ritrovo nell’800 dei rivoluzionari e primo locale in città a essere illuminato a gas. Il pranzo, con la bella stagione in corso, è ai Murazzi, dove la Vermoutheria Peliti’s propone tipicità piemontesi, dal vitello tonnato alla giardiniera, formato tapas, da abbinare al famoso vino liquoroso locale con cui si realizza anche un imperdibile babà.

La sosta mordi e fuggi è invece alla Caffetteria Moderna, conosciuta come The Tea -Torino, vicinissima alla Porta Palatina, area cittadina che conserva le rovine antiche romane, con il cardo e un pezzo di muro in laterizio originali. Lo spazio contenuto dell’indirizzo, una ex drogheria con una ricca selezione di tè e una torrefazione interna, sforna panini gourmet, in primis con l’appetitoso ripieno al vitello tonnato che non delude mai. Al banco, cattura l’attenzione un inaspettato tea punch. Rinfrescante, a base di tè verde Ceylon, Meladoro ed estratto di arancia naturale, il drink è perfetto in questo momento dell’anno e il fascino legato alla sua storia lo rende ancora più invitante, essendo ispirato a un sorbetto reale della corte sabauda.

Gli amanti della street art possono proseguire il tour andando a caccia dei murales di Toward 2030. What are you doing?”, un progetto di rigenerazione urbana in cui sono state realizzate 17 opere, più una, dedicate ai temi sostenibili dell’Agenda ONU 2030. Come “The rubbish whale” di Mr Fijodor dove l’artista ha creato una grande balena composta da rottami di elettrodomestici e delle meduse intorno, rappresentate da sacchetti di plastica, per denunciare l’inquinamento negli oceani.

L’arte contemporanea occupa pure il parco del Valentino, con le opere di Rodolfo Marasciuolo, giardiniere-poeta del Comune, che usa per le sue creazioni dei materiali di riciclo. Così, il Giardino roccioso diventa set per scatti instagrammabili, magari accanto a una dama bianca col tosaerba o seduti su una panchina vicino a dei lampioni con delle lunghe gambe.

A Torino persino un ex brefotrofio è diventato un ecosistema per le culture contemporanee: Flash Back, con la direzione artistica di Alessandro Bulgini, ospita fino a settembre la mostra fotografica Matrimoni, dedicata agli operai immigrati del Dopoguerra nella zona periferica di Barriera Milano, nel giorno più importante della loro vita.

Tra le esposizioni permanenti, negli stessi ambienti in cui si trovava il luogo di cura e protezione dei bambini abbandonati dalle mamme torinesi in difficoltà, è toccante il racconto per immagini e video-testimonianze di quel periodo, la seconda metà del secolo scorso, che oggi rivive all’ultimo piano della palazzina B. Ma anche nel bistrot interno, dove sullo schienale di alcune sedie si leggono le firme di chi al brefotrofio è stato accolto.

E se tra le altre esperienze culinarie insolite, si può optare per la Trattoria Decoratori & Imbianchini e provare l’esperienza di mangiare in una cooperativa che ha da poco compiuto 140 anni, si assaggia qualcosa di innovativo se si ha voglia di lievitati creativi ultraleggeri (nell’impasto più che nella farcia e nei topping). A sfornarli è il salentino Massimiliano Prete da Sestogusto Torino. Un locale in cui le birre di produzione propria sono fermentate con il surplus delle focacce, e le tonde sono speciali, a base di pulled pork o di vitello tonnato. Per chi vuole osare, ecco persino degli spicchi di pizza pan brioche, i pizzotti (la pizza al padellino nata in città) e le fracroc, le focacce tipiche romane, croccanti e servite calde. Per dessert, invece, è il lievitato agli agrumi di Sicilia che ricorda la Colomba pasquale, a conquistare.

L’esperienza che da sola vale il viaggio è, infine, la cena al ristorante 100% vegetale Antonio Chiodi Latini, dove l’alta cucina è sperimentazione e valorizzazione della materia prima, tra accostamenti inaspettati e ingredienti insoliti, a cui lo chef vuole ridare dignità. Il benvenuto di Chiodi Latini è una stravagante insalata di nervetti di rutabaga con olio di lino e di vinacciolo, mentre La rossa francese è già eterna, col suo mix di patata vitelotte, buccia di rapa rossa e caramello di bergamotto con salsa tamari, tocco esotico al piatto che incarna un prelibato atto gastronomico di raffinata delicatezza e talentuosa esecuzione. 

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