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Pattada: il coltello, anima della tavola sarda

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Il coltello che racconta la Sardegna: arte, funzione e memoria nella lama simbolo di Pattada.

In ogni casa sarda, su una credenza o in un cassetto custodito con cura, c’è quasi sempre un coltello. Non un oggetto qualsiasi, ma “lu Culteddu” in Gallurese, “Ulteddu” in Logudorese il coltello di famiglia. Spesso ha il manico consumato dal tempo, la lama affilata ancora perfettamente nonostante gli anni, il ricordo preciso di chi lo ha usato prima di noi. È stato usato per tagliare il pane e la carne nei pranzi domenicali, per mondare verdure, per affettare il formaggio durante le merende nei campi. E molto spesso viene tramandato di padre in figlio o comunque in famiglia, come si fa con le cose che hanno un’anima.

Questa tradizione, ancora viva e radicata, prende forma in modo sublime a Pattada, nel cuore del Logudoro. È qui che nasce la pattadese, storica Resolza sarda, quella tradizionale a serramanico e qui lavora Massimo Manca, uno degli ultimi maestri coltellinai che coniuga l’arte antica della lama con una visione contemporanea del design, della funzionalità e dell’eccellenza artigianale.

Oltre il gesto: il valore culturale del coltello a tavola

Nel panorama della ristorazione moderna, si parla spesso – giustamente – di filiera corta, materie prime locali, sostenibilità, tipicità. Eppure, a volte si dimentica che anche gli strumenti con cui si consuma il cibo sono parte integrante di questo racconto. Un buon piatto – che sia una bistecca cotta alla perfezione, un trancio di tonno o una selezione di formaggi stagionati – merita un coltello all’altezza.
La mise en place, in Sardegna, dovrebbe sempre considerare questo elemento: il coltello non è solo funzionalità, ma anche identità. Un ristorante che si propone di raccontare il territorio non può prescindere da un oggetto che del territorio è simbolo, racconto e bellezza.

Il laboratorio di un maestro coltellinaio è dove il tempo si ferma

Entrare nel laboratorio di Manca a Pattada significa varcare una soglia in cui il tempo assume un altro ritmo. Qui non ci sono catene di montaggio né stampi in serie. Ogni coltello nasce da decine, spesso centinaia di ore di lavoro.
Il processo comincia dalla selezione dei materiali: corni di bue, muflone, montone, lavorati con pazienza millimetrica; legni pregiati locali, come l’ulivo o il ginepro, che vengono intagliati seguendo la venatura naturale; acciai di alta qualità temprati a mano. Ogni lama viene forgiata, modellata, affilata e rifinita con una cura quasi maniacale. Il rumore del martello sull’incudine, il sibilo della lima che accarezza la lama, la morsa che blocca il manico per le ultime rifiniture: è un’orchestra di suoni antichi, e ogni nota è necessaria.

Massimo lavora da solo, spesso per settimane intere su un singolo set, fermandosi solo quando ogni dettaglio è in perfetto equilibrio. Il risultato è un coltello che non solo taglia, ma accompagna il gesto, leggero, preciso, silenzioso. Un oggetto che dura nel tempo, pensato per essere usato ma anche custodito, amato, ricordato.

Un oggetto che parla sardo: storia e futuro nella stessa lama

I coltelli da tavola sono una reinterpretazione moderna della pattadese ottocentesca, nati per portare su ogni tavola l’eleganza della tradizione. La lama liscia, affilata con precisione, taglia con delicatezza sia una carne succosa che una fettina di pesce spada, mantenendo l’integrità del cibo. Il manico ergonomico è pensato per accompagnare naturalmente il gesto della mano, senza fatica. Ogni set viene racchiuso in un elegante astuccio in pelle, perfetto per chi cerca non solo funzionalità ma uno stile che racconti qualcosa di più.

Un coltello artigianale, oggi, è anche un atto politico: è il rifiuto del prodotto usa e getta, è l’investimento in un oggetto che dura, si ripara, si tramanda. È una scelta coerente per quei ristoranti che parlano di territorio, autenticità, cultura.

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Dalla Sardegna al mondo: le lame Manca nelle tavole più prestigiose

L’arte di Manca ha oltrepassato i confini isolani: dai set esclusivi realizzati per Ferrari, in occasione del 60° anniversario, fino ai coltelli firmati per il principe Alberto di Monaco, passando per la famiglia reale Al Maktoum di Dubai, che ha voluto una collezione dedicata per il prestigioso Burj Al Arab. Anche marchi iconici come Ducati e il World Rally Championship hanno scelto l’arte di Manca per rappresentare l’eccellenza italiana nel mondo.
Ma il cuore pulsante resta sempre Pattada, il laboratorio, la calma, la pazienza del lavoro fatto a mano, uno per volta.

Tagliare bene, mangiare meglio

In un mondo che corre veloce, il coltello artigianale ci insegna a rallentare. A dare valore alle cose fatte bene, ai dettagli che contano, al gesto quotidiano che può diventare rito. In una tavola che vuole raccontare la Sardegna non può mancare questo oggetto semplice e prezioso, che è insieme strumento, simbolo e memoria.
E allora sì, la prossima volta che vi sedete a tavola in un ristorante che parla di Sardegna, guardate il coltello accanto al piatto. Se quella lama nasce a Pattada, tra il fuoco e il silenzio di un laboratorio sappiate che state per compiere un piccolo, grande viaggio nel cuore dell’isola.

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