C’è una cospicua fetta di popolazione che non vede l’ora che Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno passino. Questi esseri “strani e incomprensibili” per molti, sono i vegetariani e vegani, ovvero coloro che hanno scelto per motivi etici di non consumare prodotti di origine animale, e i loro derivati, ogni giorno della propria vita, soprattutto nelle feste comandate dove si registra, solitamente, un maggiore consumo di carni.
A braci spente, con le lavatrici piene di indumenti intrisi di fumo, sentiamo levarsi silente un sospiro di sollievo da parte di coloro che vivono questa “orgia gastronomica”, in cui sembra che in due giorni si debba mangiare per soddisfare il fabbisogno di tutta la vita, come una punizione e non certo come un momento di festa.
A tal proposito, tuttavia, in merito alla Pasqua 2019 vi sono alcuni dati interessanti che sembrano però essere discordanti.
Secondo quanto emerge da un’indagine Coldiretti sembrerebbe, infatti,che solo il 3% della popolazione italiana abbia scelto un menu vegano o vegetariano, mentre l’80% sarebbe rimasto fedele alla tradizione considerando la carne di agnello la portata più richiesta e gettonata delle tavole pasquali.
Di contro, a confortare il nutrito popolo di vegetariani e vegani, vi sono alcuni dati pubblicati da Codacons nell’ultimo report 2018, secondo i quali i consumi di carne di agnello sarebbero calati su tutto il territorio italiano:un meno 10% rispetto al 2017 e il trend risulta essere ulteriormente in discesa. L’Associazione Italiana Animali ed Ambiente (AIDA&A) ha monitorato un campione di 100 macellerie (seguendo i trend per 8 anni) e anche per quest’anno,si registra una decrescita in termini di prenotazioni di carne del 28%.
Anche e soprattutto durante un periodo di festa, come dimostra la tendenza della Pasqua 2019, si è registrato un calo del 10% di consumo di carne di agnello (il cui acquisto era già calato del 10 per cento lo scorso anno, secondo i dati Codacons) e un po’ più carne di ovino adulto.
Secondo questi dati sembrerebbe dunque che la ricorrenza pasquale non abbia portato alcun beneficio alle casse di alimentaristi e macellai, che al contrario, lamentano cali da “capogiro” dei propri guadagni. Secondo il Codacons ad avere la peggio sarebbe stata di sicuro la carne, sia quella bovina che quella di agnello e capretto, con contrazioni sino al 40%, anche, e soprattutto, a causa delle nuove tendenze alimentari, che vedono il nutrito popolo di vegetariani e vegani in crescita esponenziale.
Quale che sia la verità, a noi non è dato saperlo. Di certo si registra una tendenza al minore consumo di carne nell’alimentazione quotidiana degli italiani come testimoniano i menù dei ristoranti, dove molti chef, non solo per Pasqua, propongono piatti, alternativi a quelli tradizionali, a base di pesce o vegetariani, o ancora, in caso di carne, a base di ovino adulto (qui il nostro articolo sui menu alternativi per Pasqua a Palermo). Nel mondo dell’alta cucina, infatti, questo antico ingrediente sembra essere tornato in auge. Per molti chef è oltre che una questione di gusto, anche di sostenibilità.
Paradossalmente (e neanche tanto però) sono gli chef, più che i consumatori, ad avere maggiore consapevolezza che li porta a preparare pietanze che oltre ad essere buone siano sempre più rispettose del cibo e della sua provenienza.
In realtà si tratta di una questione di scelte di cui la consapevolezza è il primo passo per essere liberi dalle “obbligazioni socio-culturali silenziose”.
Non esiste nessun’altra difficoltà.