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Olio, castelli, imprenditori illuminati e prodotti tipici: il Cilento in 5 tappe

Rocca Cilento

Quant’è vasto il Cilento e che sensazione di pace. Abbiamo messo insieme cinque indirizzi da segnare in agenda: cibo, luoghi, persone, tutti insieme per tratteggiare l’essenza del territorio.

Cis – Alentum, ovvero al di qua del fiume Alento. Il Cilento rientra nella provincia di Salerno e, tra mare e colline, è la parte più a sud della Campania: per costiera cilentana s’intende il tratto di costa tirrena compreso tra il golfo di Salerno e quello di Policastro, un’area che è sempre stata crocevia di popoli, in un inevitabile melting pot di antiche tradizioni. Un territorio fatto di boschi, con i suoi castagni, i lecci, fiumi e borghi affacciati sul mare oppure aggrappati alle rocce.

Tante le cose da vedere ed assaporare, per questo abbiamo raccolto cinque nuovi indirizzi testati di recente: si tratta di cibo, ma anche di persone, custodi di un tempo che da quelle parti segue un ritmo tutto suo.

L’olio di Serafina Izzo, a Rocca di Lustra

Bisogna conoscerla, nessun racconto riuscirebbe a restituire l’esperienza emotiva che va ben oltre l’olio. Serafina Izzo è una ragazza di ottant’anni, di origini napoletane, era molto giovane quando per amore decide di trasferirsi a Rocca di Lustra, borgo semi deserto del Cilento.

Il destino la priva troppo presto del marito, ma lei non si rassegna. Rimane e continua a produrre olio, come a tener fede ad un patto inviolabile. Oggi è possibile acquistare l’olio di famiglia ed è possibile farsi guidare da lei in un viaggio di ricordi. La vita scorre lenta dalle sue parti, parliamo di un borgo medievale abitato da una cinquantina di anime, <<da ragazza, a Napoli, vivevo a piazza Municipio e soltanto nel mio condominio eravamo molti di più.>>.

Ricevere ospiti le fa piacere, la aiuta a spezzare il tempo. Vi mostrerà gli antichi attrezzi del mestiere, conservati in un frantoio del ‘700 e, con ogni probabilità, vi scorterà fino alla vecchia scuola elementare. Un luogo che se potesse parlare ci assorderebbe. Ci sono pagelle scritte a mano, in corsivo e con una grafia impeccabile. Vecchie foto appese alle pareti, banchi di scuola che sembrano usciti dalle pagine del libro Cuore di Edmondo De Amicis. Un tempo lontano, andato, un’aula che ha accolto piccoli e grandi analfabeti distrutti dal lavoro nei campi, ma desiderosi d’imparare.

Un luogo più vivo che mai, soprattutto grazie all’impegno e al cuore messo a disposizione da persone come Serafina, la simpatica guardiana di tesori centenari.

La Cipolla di Vatolla, presidio Slow Food

Cilento

È la storia di un seme prezioso, tramandato di generazione in generazione. Viene coltivato solo a Vatolla ed è qui che ha trovato un habitat biologico ideale – la collina – diventando presto un simbolo di biodiversità. La cipolla di Vatolla è un tutt’uno con l’omonimo, minuscolo borgo cilentano. E poi ha un sapore dolce, dolcissimo, proprio come la terra che la alleva. Angela e Raffaella sono solo alcuni dei volontari dell’Associazione Cipolla di Vatolla il cui scopo è la promozione, non solo di un prodotto tipico, ma di un’intera società che oggi vive delle sue potenzialità culturali, gastronomiche e finalmente anche turistiche.

Sono donne ed uomini che proteggono una rarità, anche attraverso lo scambio con le Università e gli Enti di ricerca impegnati a salvaguardare le specie locali a rischio di estinzione.

Tenuta Vannulo, mozzarella e oltre

Qui bisogna proprio andarci. Nel senso che, per acquistare la loro pluripremiata mozzarella di bufala, l’unico modo è recarsi sul posto, a Capaccio. Se siete dei curiosi, oltre che golosi, andateci. Sarà un’esperienza comunque segnante. Un’occasione di scoperta, si ascolteranno parole e si vedranno da vicino meccanismi forieri di riflessioni. E quando si parla di allevamenti e di animali da reddito, le riflessioni da fare non sono mai abbastanza. Vannulo è indubbiamente una potente macchina da soldi e la bufala è il suo tesoro, ma in mezzo c’è il benessere dell’animale, la qualità tangibile dei processi, la bontà del prodotto finale. Sarete testimoni di un circuito perfetto, studiato nel minimo dettaglio – non si producono solo mozzarelle, ma anche ricotta, formaggi, yogurt, gelati, budini – e che pretende la prenotazione prima dell’acquisto. Si lavora in regime biologico e si vende senza intermediari. Prezzo della mozzarella di bufala? Sedici euro al chilo e passa la paura.

Il Castello di Rocca Cilento

È un castello medievale che risale all’epoca normanna, per visitarlo si sale oltre i 600 metri sul livello del mare e da lì, lo sguardo domina l’intera valle dell’Alento. Il degrado subito negli anni è stato devastante e se oggi possiamo nuovamente ammirarne lo splendore – pur perdendone i materiali originari – lo dobbiamo alla famiglia Sgueglia che ha comprato il castello e provveduto alla sua ristrutturazione.

Un acquisto provvidenziale visto che il castello era già destinato alla demolizione. Sulla scia del Castello di Limatola – situato in provincia di Benevento e sempre di proprietà degli Sgueglia – anche nel Castello di Rocca Cilento è possibile fermarsi per mangiare e dormire. Oppure per il proprio momento privato tutto da festeggiare.

Resort San Francesco

Ci spostiamo ad Agropoli, sul mare, e scegliamo di concederci una “tana” di lusso. È un antico convento francescano del 1200, con vista sull’intera costiera cilentana e amalfitana. Restaurato preservando quel che c’era, è un luogo che riesce ad essere raffinato e semplice insieme. Spazi ampi, atmosfera rilassante, con una prima colazione affatto male. Nel fine settimana è possibile approfittare della Vineria del Resort: con il vino e le birre artigianali, ci sono focacce, formaggi e salumi locali, ma anche noci, castagne e fichi, secondo stagionalità. 

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