Grazie ad un esperimento unico al mondo il millenario vino dell’isola di Chio è rinato…
Un viaggio a ritroso nel tempo, un’accurata ricerca storica, una sperimentazione scientifica, l’amore per la propria terra: sono questi gli elementi che hanno portato alla nascita di Nesos il vino marino.
Attori protagonisti di questa avventura sono diversi: in primis l’azienda Agricola Arrighi dell’isola d’Elba che ha dato la materia prima ovvero l’Ansonica, un vitigno autoctono a bacca bianca la cui origine nasce probabilmente da un incrocio tra il Rhoditis ed il Sideritis, antiche uve dell’Egeo.
Dall’incontro con il professore Attilio Scienza, ordinario di viticultura all’università di Milano, che da tempo faceva ricerche sul vino dell’isola ellenica di Chio, è nata l’idea si ripercorrere a ritroso nel tempo quasi 2500 anni di storia, in collaborazione con Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticultura e d Enologia dell’Università di Pisa, per scoprire il segreto di quelli che Varrone, letterato e agronomo romano, aveva definito “i vini dei ricchi” e menzionati da Plinio il Vecchio perché offerti da Cesare durante i festeggiamenti per il suo terzo consolato.
Qual è il legame tra l’isola di Chio e l’isola d’Elba? I commercianti greci, diretti a Marsiglia, al ritorno facevano una sosta nell’isola maggiore dell’arcipelago toscano, dove dagli Etruschi si rifornivano di ferro; a riprova di questo ci sono testimonianze tangibili come le anfore di terracotta rinvenute nei relitti delle navi sommerse e nelle tombe.
Ma con un salto temporale ritorniamo ai giorni nostri e spieghiamo come è stato possibile arrivare a Nesos.
I grappoli migliori di Ansonica vengo raccolti e depositati in nasse di vimini (sì proprio quelle che vengono usate per catturare le aragoste, ed oggi quasi introvabili n.d.r.) poi calati nel mare ad una profondità di una decina di metri, dove resteranno immersi per cinque giorni, il tempo necessario affinché l’acqua del mare elimini la pruina che avvolge gli acini e il sale penetri per osmosi all’interno. Poi i grappoli vengono messi ad asciugare sui graticci ed infine i chicchi separati da raspi, vanno nelle anfore di terracotta dell’Impruneta.
Dopo questo lungo lavoro sono stata prodotte le prime 40 bottiglie, alcune delle quali sono state degustate durante la presentazione del progetto a Firenze, nella sede della Regione Toscana.
Nesos, a differenza del vino prodotto a Chio e nelle altre isole greche che erano dolci e alcolici, è un vino asciutto, sapido ed equilibrato, setoso al palato, dai profumi di frutta matura, ananas e banana, leggermente balsamico ed è privo di solfiti aggiunti. Inoltre ha un contenuto di fenoli totali doppio rispetto al vino tradizionale, grazie ad una maggiore estrazione legata alla parziale riduzione della resistenza della buccia.
Quello di Nesos non resterà un unicum, infatti la vendemmia 2019 è già custodita nelle anfore anche se l’Azienda Arrighi guarda al futuro di Nesos come un vino “da collezione“ che valorizzerà la promozione turistica di quella terra meravigliosa che è l’Isola d’Elba.