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Napoli: apre My Seacret, tra fine dining e artisti partenopei

my seacret

L’alta cucina di territorio si fonde all’arte contemporanea e al design in un ristorante elegante ma dal tocco minimal a due passi dal mare. A Napoli ha aperto My Seacret.

Napoli, come tutte le città di mare, dà il meglio di sé con lo iodio che ti pizzica un po’ il naso. My Seacret non è sul mare, ma direttamente alle sue spalle. Parcheggiamo comodamente lungo la strada, nonostante il ristorante sia circondato di parcheggi privati, quindi relax. Entriamo e notiamo la bellezza di una corretta atmosfera, tutta a favore di una bella serata napoletana. L’arredamento si traduce in design di gran gusto. Non i soliti velluti e marmi che spopolano da un po’. Anche da My Seacret non mancano il nero, l’oro, mise en place nuda. C’è anche il velluto, ma il progetto riesce a fare stile a sé. Atto doveroso per un ristorante con l’ambizione di incrociare arte e fine dining, come sempre dovrebbe accadere a Napoli. Città d’arte e capoluogo dove il cibo è cultura.

Il ristorante

Il ristorante è strutturato su due piani: la prima sala, appena si entra, anticipa la cucina che è piccola, chic, organizzatissima. A guidarla c’è Antonio Passariello con il sous chef Salvatore D’Alessio. Mani attente ai fornelli ed entusiasmo contagioso.

Ci accoglie il maitre sommelier Christian Moreno e ci dirigiamo al piano superiore. In tutto, i coperti sono poco più di venti, immersi in una bolla di accurate selezioni musicali ben mescolate tra loro, c’è il jazz e anche il sudamericano. Intorno a noi, le immagini subacquee di Pasquale Vassallo, fotografo e biologo che indaga, con il suo lavoro, il rapporto tra l’ecosistema marino e l’inquinamento. Gli artisti, tutti napoletani, esporranno da My Seacret temporaneamente, a rotazione. Il progetto nasce da un’intuizione di GM Group, azienda partenopea leader nella produzione di cornici in legno artigianali di alta qualità, proprietaria anche del brand Le Voci di dentro, galleria online dedicata al design e alla produzione artistica contemporanea.

my seacret

Familiarizziamo con luogo e persone, stuzzicanti amuse bouche ed un calice di Mademoiselle Marguerite, metodo classico a base di Chardonnay, Chenin e Mauzac delle colline di Limoux, in Francia. Champagne della porta accanto, crémant pieno di fascino delicato. Sfogliamo curiosi la carta dei vini anche se cederemo ai consigli del sommelier, decisamente in vena di giocare un po’. Ebbene, lista ben costruita, con una quantità di etichette proporzionata agli spazi del ristorante. Leggibile, variegata, quello che serve, c’è. In più qualche chicca per sperimentare qua e là, e finalmente veniamo ai nostri assaggi.

La proposta gastronomica

Menu degustazione da quattro o cinque  portate, con abbinamento vini a parte, scegliendo tre o quattro calici. In più, un ulteriore menu degustazione da sei portate, stavolta con wine pairing incluso. È anche possibile ordinare à la carte.

Per quanto ci riguarda, siamo partiti con cervina cotta e cruda alla scapece, fiori di zucca in salamoia e olio al basilico. Pesce locale, povero, delizioso in versione cruda e reso ancor più stuzzicante dalle diverse consistenze di zucchine inserite nel piatto. Proseguiamo con un primo che è un omaggio che lo chef fa a sé stesso, festeggiando il rientro a Napoli. Il piatto si chiama Contro corrente e sono ravioli ripieni di triglia e alghe marine. Beviamo Amfora, una Malvasia istriana 2016 dell’azienda Kabola che ben ammansisce gli acuti sapidi della cucina. Dicevamo Napoli e ne arriva subito l’ode: rigatoni Pastificio dei Campi, crema di friarielli, fonduta di Caciocavallo di Gragnano e bottarga di tonno Armatore. Il secondo è una spigola di mare scottata, latte di bufala, olio al finocchietto selvatico, insalatina di torzelle e aria di limone.

Cottura centrata in pieno, ma il focus, per noi ultimi romantici, è tutto sulla torzella. Vegetale che stavamo per dimenticare, qui croccante, amaricante, perfetto per aggiungere verve al pesce. Beviamo ancora Mademoiselle Marguerite, sempre metodo classico, ma in versione rosé. Fruttato, fresco, ottima esaltazione del piatto che lo accompagna.

Tutto scorre con il giusto ritmo, in sala con Christian Moreno ci sono anche Arianna Quaranta e Niky La Peruta, il lato femminile del My Seacret, tanta professionalità, senza tralasciare la grazia. Chiudiamo assaggiando una torta al cacao e caffè con pera al brandy, lanciando un ultimo sguardo alle foto che ci circondano. Una, di Procida, ci rapisce particolarmente, come solo la bellezza riesce a fare.

Info utili

My Seacret

Via Chiatamone, 31

80121 Napoli NA

Tel. 329 8997342

Orari: aperto a cena dal martedì al sabato, domenica aperto a pranzo

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