Un labirinto di oltre 80 metri di diametro, con quattro ingressi e due soluzioni differenti. Ma anche una vigna, di Bellone e Nero Buono, che cambia colore seguendo l’andamento delle stagioni. Questo è Limito, il nuovo progetto di land art di Marco Carpineti.
A vederlo dall’alto sembra quasi una bottiglia, con un’etichetta geometrica e ipnotica. Invece è un labirinto realizzato con un intricato disegno composto da due spirali. Un turbinio di curve sinuose che accarezzano il terreno dell’altopiano situato a 400 metri di altitudine all’interno della Tenuta Antoniana dell’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti, tra i comuni di Bassiano, Sezze e Sermoneta. In realtà è una vigna, di circa tre ettari, ripensata nel 2020 dal patron dell’azienda in una visione futuristica di labirinto per uscire dai canonici schemi a filare. Questa opera di design prende il nome di Limito perché si propone come metafora di vita e rappresentazione di arte, bellezza e inclusività, contro ogni barriera.
“Generalmente un filare è composto da un punto A e un punto B, non c’è modo di attraversarlo come vuoi. A me questa cosa ha sempre data un senso di scarsa accoglienza, penso che un vigneto debba essere un luogo ospitale che ognuno può attraversare e vivere come vuole” racconta Paolo Carpineti.
“Il labirinto è metafora del percorso della vita che ognuno di noi svolge cercando di trovare la strada per il raggiungimento dei propri sogni, della propria visione e realizzazione. Ci sono momenti in cui sono presenti ostacoli e interruzioni, situazioni in cui si deve cambiare direzione per imboccare finalmente quella giusta”.
Limito è, dunque, un’allegoria della vita. Un labirinto, in versione enologica, carico di simbolismo, in cui perdersi per poi ritrovarsi. Un luogo da vivere riflettendo sinceramente, senza barriere così come il vino che, attraverso il bicchiere, si fa strumento di convivialità e veicolo di sensibilità.
Seguendo questa visione, la famiglia Carpineti nel 2020 ha creato Limito con quattro differenti ingressi per oltre 80 metri di diametro. A segnare la “rotta” e a dare punti di riferimento a chi lo attraversa, tra suoni, profumi e colori della natura, otto altissimi cipressi.
Per la realizzazione fisica del progetto, affidata allo studio di architettura del paesaggio Fernando Bernardi, sono stati necessari molti rilievi che hanno portato alla costruzione, pianta dopo pianta, interamente a mano.
Scommessa nella scommessa è l’utilizzo dei vitigni Bellone e Nero Buono, antichissime varietà riscoperte proprio dall’azienda Carpineti, valorizzate attraverso un approccio biologico e declinate in diverse tipologie a seconda del suolo e del microclima, ma anche l’Abbuoto, un’uva antichissima bevuta dagli antichi romani.
Le tre varietà sono state scelte con l’idea di rappresentare nel labirinto proprio le uve antiche di quei luoghi e rafforzare ancora di più il concetto di territorio. Inoltre, la scelta ha portato a creare un disegno preciso anche in base alla colorazione delle uve e delle loro foglie in maniera che, con l’arrivo dei primi freddi, cambiassero colore e trasformassero il disegno in un tripudio di nuance che si accendono, fornendo allo spettatore un continuo cambio di scena.
“Vogliamo rendere le nostre tenute, nate e pensate per produrre uva, dei musei a cielo aperto. Trasformare ciò che è produttivo in qualcosa di artistico. Tornare a parlare di bellezza, creatività, ingegno e distintività. Ciò che ha reso l’Italia per secoli una terra di bellezza e bacino di una capacità del “fare” unica al mondo”.