Siete alla ricerca di un regalo perfetto per gli amanti del mondo del vino? Oggi vi suggeriamo due titoli che faranno al caso vostro.
Immergersi in una nuova lettura vuol dire lasciarsi andare alla scoperta per allargare i propri orizzonti. Nell’ampia parterre dei testi dedicati al vino ecco due stimolanti segnalazioni, perfette da regalare ai winelover.
Ognuna di esse affronta in modo originale aspetti diversi. Il nettare di Bacco ci parla, dona emozioni a chi lo sa ascoltare, apprezzare ed interpretare. Ma in quale lingua, in quale codice si rivolge a noi? L’interessante argomento è affrontato da Francesco Annibali, giornalista enologico, nella sua ultima fatica letteraria: “Il linguaggio del vino” edito da Edizioni Ampelos.
“Come faccio – scrive Annibali – ad esempio, a comprendermi con il mio compagno di tasting? Il linguaggio della degustazione è cioè un qualcosa di privato o un processo di significazione pubblico? In che senso un vino profuma di ciliegia? Quando il termine “ciliegia” viene utilizzato in degustazione possiede lo stesso significato che possiede nel linguaggio ordinario, oppure viene sottoposto ad impliciti slittamenti e riformulazioni?”.
Per rispondere a queste domande l’autore adotta gli strumenti della semiotica. Da un punto di vista semiotico un bicchiere di vino è un testo alla pari dell’undicesimo canto dell’Inferno, dell’inno del Liverpool e della pubblicità della Nutella. Un testo che produce ulteriori testi di natura informativa, ideologica, estetica, politica, emozionale. Il degustatore è un detective che produce inferenze fallibili. È il linguaggio a fondare la percezione, e non il contrario: aspetto contro intuitivo, ma è il motivo per cui chi non sa nulla di vino, ovvero non possiede una minima porzione di enciclopedia del vino, non trova nulla dentro ad un bicchiere.
Dal linguaggio del vino alla domanda se esiste il vino perfetto il passo è breve, no brevissimo. Non esiste una regola o una formula segreta per ottenere un vino senza imperfezioni. Jamie Goode è l’autore de “Il libro perfetto” edizioni Ampelos. Ha un dottorato di ricerca in biologia vegetale, collabora con The Sunday Express, Harpers, The World of Fine Wine, Decanter, GrapesTALK e Sommelier Journal. Il suo è il primo testo dedicato all’esplorazione delle principali cause dei difetti del vino. È una sfida alle nostre convinzioni. Goode ricalca il concetto giapponese del wa-bi sabi, cioè l’idea che i difetti possono esaltare la bellezza, o che essi sono parte integrante della bellezza stessa. Contrariamente all’estetica occidentale che cerca a tutti i costi una bellezza che risieda nel raggiungimento o quasi della perfezione, il wa-bi sabi implica che la bellezza sia transitoria, incompleta e imperfetta.
“In che modo ciò si riconduce al vino? – spiega Goode -. Ritengo che i vini più attraenti e interessanti siano quelli con elementi del loro carattere che, se si trovassero in un contesto diverso o a livelli più elevati potrebbero essere considerati difetti. Dipende tutto dal vino, dal contesto e dal consumatore. Quando l’acidità volatile è troppo alta? Quando il carattere acerbo è buono e quando un male? Quando il legno nuovo è troppo invadente? E quando il vino passa da maturo a senescente? Molti di questi caratteri sono presenti in una certa misura in alcuni tra i migliori vini al mondo”.
La percezione del vino è un fattore soggettivo. Imparare a riconoscere il repertorio di sentori odorosi non è impresa facile, il tentativo è inconsueto ma ogni estimatore dovrebbe provare.
Il linguaggio del vino di Francesco Annibali
Edizioni Ampelos, pp. 192 formato 15×21 copertina flessibile, ISBN 978-88-31286-02-2
Il vino perfetto di Jamie Goode
Edizioni Ampelos, pp. 256, formato 15×1.5×21 copertina flessibile, ISBN 978-8831286008