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L’Agona a Terricciola, la Toscana che non t’aspetti

L'agona

Viaggio alla scoperta de L’Agona, una piccola realtà produttiva, a conduzione familiare, nel cuore della Toscana.

Qualche mese fa ho visitato una piccola azienda toscana di una zona meno conosciuta e frequentata, sia a livello vitivinicolo che turistico, di questa splendida regione: L’Agona.

Una piccola realtà produttiva sita nei pressi dell’antico borgo di Terricciola, sulle colline pisane, in un angolo incantato fatto di boschi, storia, antiche tradizioni campagnole e terreni che sembra siano stati creati ad hoc per produrre grandi vini.

Un’azienda realizzata grazie alla passione e al puro istinto di una famiglia nata e cresciuta a Pisa, i Puccinelli; in particolare grazie alla determinazione di Andrea, il capofamiglia.

A voler sottolineare l’impronta prettamente familiare dell’impresa, il nome Agona deriva proprio dalle iniziali della famiglia Puccinelli: Andrea, Giorgia, Olivia, la moglie Nicoletta e Alice; un regno fatto di tante donne regine e un unico re, verrebbe da dire!

Questa bella famiglia mi ha fatta sentire a casa. Sensazioni che in questo periodo complicato fanno bene al cuore. In particolare, ad accogliermi sono stati Andrea, la mamma Nicoletta e la figlia maggiore Giorgia.

La storia

L'agona

Andrea mi ha raccontato della sua passione per il vino, che da sempre lo accompagna e che lo ha spinto a gestire anni prima, nel 2012, una precedente azienda a Fauglia, in società con i titolari, con annesso agriturismo. Questo nonostante un altro lavoro, precedente e ancora oggi perdurante, nel campo delle protesi sanitarie, che lo assorbe e lo impegna molto.

Ma lo sappiamo, il vino, la sua anima, quando lo respiri una volta ti penetra dentro, nelle ossa e nel cuore e non te ne liberi più. E Andrea ha provato l’esperienza più forte e completa che si possa vivere con e per il vino: la conduzione della vigna, l’atto di creazione che trasforma questo frutto benedetto, l’uva, nel nettare degli dei.

I Puccinelli capiscono, però, che l’agriturismo non fa per loro, che assorbe troppe energie alla famiglia, sottraendole all’attività che più li appassiona: fare il vino.  

Nel 2015 decidono, dunque, di lasciare Fauglia, cogliendo al volo l’occasione di rilevare una bellissima tenuta a Terricciola, che diventerà L’Agona.

Andrea è una persona che definirei assertiva, determinata, assolutamete diretta, che dice quello che pensa e i suoi vini lo rispecchiano al 100%. Perchè anche i suoi vini sono, come dire, ‘senza mezzi termini’: quello che lui, senza compromessi, ha intenzione di produrre, lo realizza in toto. Nati soprattutto dalla sua passione per i grandi vini rossi toscani figli del Sangiovese, Andrea li produce soprattutto valorizzando il grande lavoro che una splendida vigna gli dona, ma con uno stile preciso che è esattamente frutto delle sue intenzioni.

Il territorio

La passione di Andrea nasce anche dall’amore per Terricciola, un territorio tanto valido, a livello vitivinicolo, quanto oscurato dai fasti e notorietà di atre zone della Toscana. A torto.

Perchè si parla di un terroir di grande vocazione, composto da terreni risalenti a più di un milione di anni fa, ricchi di sedimenti calcarei di natura marina, a tratti con presenza di fossili, strati di limo e argilla. Dotato di un clima perfetto che gode della vicinanza con il mare, sulle dolci e ondulate colline pisane che si estendono da Pontedera a Volterra, che confinano a est, verso la costa, con le colline livornesi e a ovest con i colli fiorentini.

Un borgo antichissimo e ricco di storia, di origine etrusca e legato da sempre alla storia della viticoltura toscana. I numerosi ritrovamenti di urne e tombe a camera ipogea documentano la presenza, nel III secolo a.C., di un ceto di piccola aristocrazia rurale molto attivo nella produzione e nel commercio di olio e vino, grazie quel terreno ricco di sabbie e depositi fossili, tanto adatto a tali coltivazioni.

In epoca medievale veniva difeso da alte torri e spesso conteso, poichè importante area strategico-militare come altri borghi della zona, tra Pisa e Firenze, tanto da avere un simbolo del comune rappresentato da metà croce pisana e metà giglio fiorentino.

Oggi fa parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino ed è sede della Strada del Vino delle Colline Pisane, a cui aderiscono aziende agricole e cantine che producono anche vino DOC Terre di Pisa, quale punto riferimento per la cultura enologica di questa zona.

L’azienda

I Puccinelli possiedono tre ettari di terreno, in cui sono stati recuperati vigneti piantati nel 2003 a Sangiovese, con una piccola parte dedicata al Merlot. La densità d’impianto è più tipica della Borgogna che dell’Italia: circa 8.500 ceppi per ettaro, per una produzione annuale che si attesta sulle circa 30.000 bottiglie. Andrea per il suo progetto produttivo si è avvalso della consulenza dell’enologo Federico Ricci.

La mia visita si è inaugurata con una passeggiata nella bella vigna, in mezzo a filari che si sviluppano gradatamente su una dolce collina, tenuta con una pulizia e un ordine evidenti. La perfetta esposizione, inoltre, e la fortuita circostanza di essere limitata da un vantaggioso bosco, ne determinano la grande vocazione vitivinicola.

Nella piccola efficiente cantina l’ambiente si fa, addirittura, quasi asettico e da laboratorio, tanto risulta pulito e disinfettato. Caratterirtiche che ritengo ovviamente più che positive, in un ambiente in cui si produce qualcosa che introduciamo nel nostro corpo.

Dopo aver rilevato il candore del luogo, mi sono letteralmente ‘illuminata d’immenso’ alla vista di vasche di cemento di varie dimensioni che, in bella mostra sulla destra della cantina, dirimpetto a una piccola impeccabile bottaia, si presentano in tutto il loro fascino, rivestite a festa dei colori di L’Agona, in bianco candido e rosso fuoco.

Sì, perché io sembrerò strana, ma subisco il fascino di questi grandi recipienti in cui il vino, in fermentazione o affinamento, acquisisce per il mio olfatto e il mio palato un ‘non so che’, caratteristiche raffinate, lievissime note smaltate che, almeno per me, fanno la differenza. Sarà perché tecnicamente rendono il vino a livello antocianico e di temperatura più stabile; o perché evitano riduzioni o rilascio di sentori come nel legno. Da degustatrice, non tecnica, so solo che il risultato che se ne ottiene è traducibile più in poesia, che in spiegazioni chimico scientifiche.

In realtà, quando Andrea ha rilevato questa cantina si è ritrovato le vasche in dotazione, ormai in disuso e in uno stato non ottimale. Nonostante il cemento sia più difficile da gestire rispetto all’acciaio, non ha esitato a restaurale, renderle efficienti e a scegliere di farne la base delle proprie pratiche di cantina.

Prima di descrivere i vini degustati, voglio sottolineare la bella scelta stilistica delle loro etichette, che raccontano anche tanto della filosofia produttiva del titolare e della sua famiglia. Ne esprimono, infatti, l’indole caratteriale: L’Eternamente, L’Iroso e Il Presuntuoso sono state riprese da alcuni ritratti (‘Gli Alienati’) dipinti da Jean-Louis André Théodore Géricault, un pittore francese che fa parte della corrente detta ‘arte romantica’.

Le mie note di degustazione

L’Eternamente 2018

85% Sangiovese, 15% Merlot. Vinificazione in rosso, con lunghe macerazioni. Fermentazione con delestage giornalieri per 28 giorni in cemento; in cui successivamente affina.

Rosso rubino scuro, unghia rubino. Naso fine, intenso, leggiadro di ciliegia e marasca fresche, rosa e violetta appena colte, poi un accenno di spezia scura, pepe, su una finale nota di smalto. Delizioso al palato, equilibrato, dal tannino accennato, serico e dal calore contenuto. Stuzzica la beva per la freschezza vivace, condita da una nota sapida e finisce lungo, rispondente, lasciando una bocca buona, che sa di frutta croccante.

L’Iroso 2016

50% Sangiovese, 30% Merlot, 20% Syrah (dai vigneti gestiti in precedenza a Fauglia). Vinificato in cemento, con macerazione delle bucce e rimontaggi. Affinato per 18/24 mesi in barriques di I II e III passaggio.

Rosso rubino molto scuro, unghia granato. Naso sempre intenso, ma più profondo, cupo, che comunque regala un frutto ancora integro, una netta ciliegia, amarena, cioccolatino boero, cacao amaro, tabacco, spezie orientali, smalto, rosmarino, soffio balsamico. La beva si fa più impegnativa, strutturata, calda, sempre di buona freschezza e sapidità, dal tannino setoso ma ben profilato, rispondente. Finisce piuttosto lungo, lasciando un netto sapore di spezie e tabacco.

Il Presuntuoso 2016

100% Sangiovese. Vinificato in cemento, con macerazione delle bucce e rimontaggi. Affinato per 24 mesi in barriques di I, II e III passaggio e per un anno in bottiglia.

Rosso rubino scuro, unghia granato. Il corredo olfattivo si amplia, si arricchisce in terziari e il frutto di fa molto maturo: alla ciliegia si aggiunge il mirtillo, il sottobosco, la rosa appassita, la scatola di sigari, la grafite, di nuovo il cioccolato fondente e un soffio di vaniglia, il tutto su un finale mentolato e balsamico. Al palato s’impone per opulenza, gran corpo, sempre supportato da buona freschezza, punta sapida e un tannino setoso deciso. L’imponenza non limita l’eleganza della beva, che finisce molto lunga in un finale di tabacco e cacao.

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