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Il Pomodoro Siccagno di Valledolmo entra nel circuito dell’alta ristorazione

Per la prima volta un pomodoro, il Siccagno di Valledolmo e il Brand Rosso Siculo sono stati presentati alla stampa di settore –  presso l’Antico Caffè Spinnato, a Palermo – alla stregua di un vino o di un olio,  per raccontarne, oltre che l’annata e le qualità organolettiche, l’ingresso nel circuito ristorativo dei locali che lo inseriranno all’interno delle proprie preparazioni.

Che il pomodoro sia “l’oro rosso di Sicilia” è un concetto più che noto dal momento che la Conca d’Oro, oggi culla amorevole di questo ortaggio giunto a noi dalle Americhe,  ne è  divenuta zona d’elezione  grazie al favore del sole che lo rende turgido e succoso come pochi altri. Un po’ più inusuale è che il pomodoro possa divenire oggetto di una degustazione, alla stregua di un vino, una birra, un olio, solo per citarne alcuni, e che le sue caratteristiche possano divenire riconoscibili ed esprimerne, al contempo, la qualità. 

Nello specifico, il pomodoro siccagno è un prodotto tipico che insiste in un’areale dell’entroterra siculo di circa 80 ettari che coinvolge i comuni di Valledolmo, Sclafani Bagni, Alia, Vallelunga, Villalba, nel territorio delle basse Madonie. Si tratta di un comparto agricolo, quello del Siccagno di Valledolmo, che merita attenzione e che presenta un ampio margine di crescita reale. 

I motivi che stanno alla base del successo del Siccagno sono, indubbiamente, da ricercarsi nelle indiscutibili caratteristiche organolettiche del prodotto il cui stesso nome indica la peculiarità che lo rende diverso dagli altri. Si chiama “Siccagno”, infatti, per la particolare coltivazione all’asciutto, ovvero senza acqua. In assenza di  irrigazione, la pianta origina pochi frutti, di dimensioni medio-piccole, ma ricche di proprietà gusto-olfattive e di principi nutritivi altamente concentrati come vitamine, zuccheri e antiossidanti. La coltivazione “all’asciutto” ovvero “a secco” rappresenta una tecnica tipica del territorio, ormai più che consolidata, che unita all’esposizione solare, restituisce un pomodoro dal basso apporto calorico e ricco di sostanze antiossidanti, come il licopene, il beta carotene (vitamina A) e la vitamina C. 

Sono diverse le varietà che si possono coltivare col metodo Siccagno a cominciare dal locale Pizzutello, ma sanche il Supermatch, il Brigade, il Missouri, il Frassino, che è un datterino molto resistente all’aridocultura e alle malattie fungine. Le piantine di pomodoro vengono trapiantate tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio e, in questa fase, ricevono circa 300 grammi di acqua, per favorire l’attecchimento delle stesse. Questa, normalmente, è l’unica acqua che riceve la pianta. Dopo circa 15 giorni si richiede una zappatura del terreno, seguono le fasi di rincalzatura, per evitare la traspirazione del terreno. Si procede nel tempo con trattamenti in zolfo, all’occorrenza, perché la coltivazione non subisce trattamenti chimici. Il sole, il clima e la natura dei terreni favoriscono la crescita della pianta e la maturazione di frutti, altamente qualitativi. La prima raccolta a mano avviene già a fine luglio e si protrae per almeno due mesi. La pianta, coltivata in asciutto, matura in maniera scalare, quindi anche il raccolto, a mano, avviene in maniera scalare. Il terreno sta a riposo fino al successivo periodo di aprile – maggio. Il pomodoro una volta raccolto viene trasportato all’impianto di trasformazione e lavorato entro le 24 ore dalla raccolta. 

Ne deriva un frutto sano dal tipico colore rosso vivo , dall’intenso sentore di pomodoro fresco, non acidulo. In bocca il sapore è dolce, omogeneo e  di ottima persistenza al palato.

Nel 2003 la cooperativa Rinascita di Valledolmo, che oggi conta circa 20 soci, ha costruito uno stabilimento con un impianto di trasformazione, a Sclafani Bagni. Oggi vi lavorano 30 risorse, stagionali. Il prodotto finito e trasformato sul mercato ha un valore di 1 euro e sessanta per la passata di pomodoro da 700 grammi e di 2 euro e cinquanta per la confezione di pelati da 700 grammi. Il 60 per cento della produzione arriva alle catene di distribuzione del Nord Italia, in negozi specializzati bio in Francia, Germania e Italia, mentre la restante parte viene venduta a livello regionale. La cooperativa collabora con Libera Terra, società consortile contro le mafie. Il pomodoro viene acquistato dai conferitori al costo di 30 centesimi al chilogrammo, se in convenzionale, e di 40 centesimi al chilogrammo se in biologico. Sul mercato viene immesso il prodotto trasformato. 

Un’ottima annata, al di sopra delle nostre aspettative – ha affermato Vincenzo Pisa, presidente della Cooperativa Rinascita di Valledolmo. A differenza della 2019 caratterizzata da una forte piovosità, la 2020 è stata  un’annata siccitosa con poche piogge e con una bassissima frequenza di infestazioni e malattie fungine.  Il raccolto quest’anno presenta un pomodoro con maggiore concentrazione di licopene e di zuccheri con una resa in campo  superiore alla media di circa 100 quintali per ettaro, mentre la resa in trasformato pari al 70 per cento per un totale di 7 mila quintali. Siamo giunti ad un fatturato di 1 milione di euro. La domanda del prodotto cresce del 20 per cento di anno in anno. E abbiamo superato 1 milione di pezzi trasformati e commercializzati, tra bottiglie di passate, concentrato di pomodoro e pomodoro secco”.

Nasce così la linea “Rosso Siculo”,  che rappresenta il top di gamma, per realizzare la quale Antonio d’Agostino, ideatore del brand, utilizza  varietà locali, tra le quali il Pizzutello, presidio Slow Food.  La linea è costituita da passata di pomodoro, pomodoro pelato capuliato e pomodoro secco e I cristalli di pomodoro , una polvere di pomodoro essiccato che trova grande impiego nell’alta ristorazione.

Si tratta di una linea  oggi è arrivata ad  aumentare  il proprio volume di produzione del 100 per cento, passando dai 10 mila pezzi  iniziali ai 20 mila  attuali  rappresentando  circa il 10 per cento del trasformato della Cooperativa Rinascita.  Agli inizi del 2007 la Cooperativa produceva in trasformato circa 50 mila pezzi. Nel 2015 registrava un fatturato di circa 500 mila euro. Oggi raggiunge il milione e si pone l’obiettivo di raddoppiare la produzione nel 2021. E’ nostra intenzione far sì che questo prodotto venga inserito all’interno del circuito ristorativo in modo che diventi un must dei  prodotti siciliani e, considerando il favore che stiamo riscontrando da parte dei ristoratori, ci sono ottime possibilità che ciò accada quanto prima” ha concluso  d’Agostino. 

Queste le pizzerie siciliane che acquistano RossoSiculo:

Piano B – Siracusa
Tondo – Palermo
Tredicisette – Palermo
Bufalaccia – Palermo
Verdechiaro – Palermo
Braciera – Palermo
Archestrato di Gela – Palermo
Cagliostro – Palermo
Saccharum – Altavilla Milicia
Squib – Catania
Cutilisci – Catania
Sazi e Sani – Catania
L’Orso – Messina
Datterino – Messina
Da Clara – Venetico
Basilico’ – Messina
Sitari – Villaggio Mose
Sikania – Modica
Capriccio – Ispica
Mastunicola – Palermo
Antico Mulino – Vallelunga Pratameno

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