I ristoratori di Milano non si rassegnano e preparano un altro flashmob per il 6 maggio
“Se apriamo, falliamo!” questo è il claim del prossimo flashmob che organizzano i ristoratori di Milano oggi, 6 maggio, dopo quello del 28 aprile e con l’hastag #iononapro si vedranno sui social le proteste silenziose di tanti chef. Dalle 8 alle 22, il consueto orario di servizio, i ristoratori porteranno le sedie dei loro ristoranti che lasceranno vuote al centro della Piazza di fronte all’Arco della Pace.
Ognuno inoltre porterà in piazza un cartello con il nome del proprio locale. Questo tipo di protesta è stato appena attuato anche da commercianti di Treviso. A questo gesto si sommano la protesta dei commercianti della filiera Horeca, che conta un milione e duecentomila occupati, 320 mila pubblici esercizi, 5000 aziende di distribuzione e centinaia di produttori, letteralmente in ginocchio. La richiesta è la riapertura al 18 maggio.
Inoltre ottenere delle agevolazioni dal governo per la ripartenza, ovvero l’aumento del plafond per il credito d’imposta legato alla sanificazione dei luoghi e degli strumenti di lavoro; l’estensione a 20 anni del periodo per la restituzione dei finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità; un indennizzo a fondo perduto pari al 50% del fatturato dei mesi di lockdown (marzo, aprile e maggio) oppure del 20% del fatturato dell’anno precedente; prevedere un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi COVID-19.
Ma anche sostenere la ripresa con agevolazioni fiscali come una riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 10%, sui prodotti beverage del fuori casa, al fine di incentivare i consumi nei prossimi mesi.
Molto simile alle richieste che sono state avanzate da Fipe – Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, con una lettere indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha raccolto oltre 21 mila firme in pochi giorni, al ritmo di 3 mila al giorno.
Un settore che non può non essere ascoltato.
“Chi ha firmato questa petizione – spiega Aldo Cursano, Vice Presidente Vicario della Fipe – non sono solo gli imprenditori del settore, ma anche tanti cittadini che chiedono di poter nuovamente contare su un servizio importante della loro quotidianità. Se aiutati con contributi veri, bar e ristoranti sono pronti a riaprire in sicurezza, sulla scia delle centinaia di migliaia di imprese che da oggi sono tornate a svolgere la loro attività in tutta Italia”.
“È chiaro però- incalza – che la prevista riduzione dei fatturati, dovuta proprio al rispetto delle misure di distanziamento, dovrà essere compensata con contributi a fondo perduto e una pari riduzione dell’imposizione fiscale. Una richiesta di buon senso che ribadiremo oggi, quando trasmetteremo al premier l’appello con le firme: senza aiuti le nostre imprese non ce la faranno”. Che sia necessario un altro flashmob?
Foto copertina: AltoAdige.it