Sovrapprezzi del 9% in media rispetto agli altri stati europei: lo rivelano i dati dell’ente statistico dell’UE. Picco massimo per alimenti fondamentali come latte, uova e formaggi (+21%). Anche pane e cereali allarmano (+18%). Coldiretti: colpa delle “distorsioni di filiera” che provocano un aumento spropositato nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola
Paghiamo il cibo il 9% in più rispetto alla media europea. Lo dicono i dati appena pubblicati di Eurostat, che addita sovrapprezzi anche per bevande analcoliche e tabacco in Italia.
I costi più alti per l’alimentazione appartengano alla Danimarca (ben il 145% rispetto al 100% della media UE a 28 stati), ma non è una consolazione per lo Stivale che registra rincari praticamente per tutti gli alimenti.
L’analisi di Eurostat dice anche che lo scarto diviene ancora più alto per alcuni prodotti fondamentali come latte, formaggio e uova, che registrano un record di +21% di costo medio.
Superiori alla media UE anche i prezzi di pane e cereali (+18%) e della carne (+12 %).
In controtendenza il pesce, per il quale lo “spread” diminuisce (anche grazie a agli 8mila kilometri di costa della Penisola): per esso spendiamo “solo” l’8% in più.
Anche frutta e verdura attenuano il divario: +5%.
Oli e grassi sono invece più convenienti in Italia: il loro prezzo medio è inferiore del 3% rispetto all’Unione Europea.
L’analisi di Coldiretti
Sono le “distorsioni di filiera”, secondo Coldiretti, le cause di questo aumento del costo medio del cibo sottolineato da Eurostat. Queste, per l’organizzazione agricola, provocano in media un aumento di quasi il 500% dei prezzi nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola.
«L’Italia poi – prosegue Coldiretti – è costretta ad importare oltre il 25% del proprio fabbisogno alimentare, ma la percentuale sale al 40% per latte e carne, per colpa di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha prodotto la perdita di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono».
Coldiretti sottolinea in merito che la superficie agricola utilizzabile negli ultimi 25 anni è scesa ad «appena 12,8 milioni di ettari».
«La deflazione dei prezzi agricoli ha avuto effetti devastanti nelle campagne italiane dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori crollano mediamente di circa il 6% nel 2016 ed in alcuni casi come per il grano non coprono neanche i costi di produzione. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono – conclude Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agroalimentare con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricoli».