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Digito Ergo Sum

Vi raccontiamo i nuovi trend del settore Digital Food, le opportunità e gli errori più gravi da evitare in un’articolata intervista a Nicoletta Polliotto e Luca Bove, gli autori del libro “Ingredienti di digital marketing per la ristorazione”

di Claudiana Di Cesare (@claudianadc)

“La mia cucina è la migliore, non ho bisogno di pubblicità”, oppure “Io sto dietro ai fornelli, non ho tempo da perdere con Facebook”… Se, anche voi come me, vi occupate di web marketing per chef e ristoratori o, semplicemente, lavorate nel settore food&beverage, non farete fatica a riconoscere in queste affermazioni alcune delle più gettonate repliche alle proposte di sviluppo web da parte dei marketers italiani. Il ristoratore, il cuoco, l’oste, il barman sono notoriamente persone pragmatiche, appassionate e devote, focalizzate sul lavoro e sulla fatica, concentrate sul far quadrare i conti e attratte dalla tangibilità e misurabilità dei risultati. Persone che, in passato – tocca ammetterlo – hanno guardato alla presunta aleatorietà di fenomeni social e digital con punte di scetticismo. Ma le cose stanno cambiando e la scintilla del digital marketing è sempre più vivida nel settore.

Tra i marketers che si preoccupano di tenere viva e alimentare questa fiamma, troviamo schierati in prima linea Nicoletta Polliotto e Luca Bove, autori del manuale “Ingredienti di digital marketing per la ristorazione”, edito da Dario Flaccovio.

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Nicoletta e Luca, nel vostro libro affrontate temi che si sono affermati con fatica in Italia.

Luca. In realtà non sono messi bene nemmeno all’estero, neanche negli avanzati USA. Ma qui è ancora peggio, prima di tutto per le dimensioni piccole delle aziende, che costringono a pensare solo alla sopravvivenza senza avere tempo per il marketing. E poi perché manca una cultura aziendale vera e propria.

Nicoletta. Cuochi e ristoratori sono chiusi nelle loro cucine o prigionieri della loro torre d’avorio. Come Rapunzel! Lo chef deve uscire dalla cucina e lo deve fare virtualmente online, combattendo crisi e rischi imprenditoriali con innovazione e attenzione alle opportunità della tecnologia e del web. E deve farlo subito.

 

Come ricordate in apertura del libro con una citazione di Jung, “Cambiare cappello significa cambiare idee, avere un’altra visione del mondo”

Nicoletta. La PMI italiana è arretrata, mancano progettualità e lungimiranza, c’è scarsa propensione a formazione e aggiornamento, soprattutto nella ristorazione. Da questo assunto io e Luca abbiamo immaginato una guida completa e ampia che analizzasse tutti gli strumenti e le nuove opportunità.

 

Nel libro parlate anche di reputation marketing e del famigerato TripAdvisor. Perché troppo spesso le reviews sono viste come un problema e non come un’opportunità?

Luca. Le persone, quando devono scegliere il locale dove mangiare, sono influenzate pesantemente dalle recensioni online. Cosa deve fare un ristoratore? Intanto se il suo locale è pieno vuole dire che ci sono dei clienti che apprezzano la sua cucina, iniziamo a chiedere in maniera attiva a queste persone di fare delle recensioni.

 

E in caso di recensioni negative?

Luca. Qualche volta può succedere un inconveniente o qualcuno può non apprezzare la cucina e ci sta. Ma abbiamo già tutte le altre recensioni che ci fanno da scudo.

Autore - Nicoletta Polliotto
Nicoletta Polliotto è Project Manager, consulente, content curator e strategist per aziende Food&Travel con l’agenzia Muse Comunicazione. Gestisce da anni l’unico blog in Italia dedicato alla comunicazione digitale per ristoranti: CnR – Comunicazione nella Ristorazione.

 

Quali sono gli errori più comuni tra chi si occupa di ristorazione?

Nicoletta. Il primo è sicuramente ritenere che il sito web per un ristorante sia inutile, immaginando di sostituirlo con una pagina Facebook, magari un profilo personale. Ma anche farsi realizzare un sito web fotocopia da Pagine Gialle o costruirlo con un website builder o grazie al cugino di 15 anni tuttologo! Insomma, come emerge la tua grande vera forte distinguibile identità?

 

Perché è importante lo storytelling e la creazione di contenuti di valore?

Nicoletta. Si parla molto di food storytelling, tanto da idearne una contrazione: il Foodtelling. Cosa c’è di più irresistibile di svelare un segreto di una ricetta o condividere i valori che fanno parte della filosofia del ristorante? Se vogliamo, poi, fa parte anche del ruolo sociale dello chef raccontare e trasmettere storie, tradizioni, conoscenze legate alla cultura alimentare e alla tradizione enogastronomica della nostra terra.

 

La creazione di contenuti non può prescindere da un utilizzo efficace dei social network. Qualche consiglio?

Luca. Sui social bisogna essere autentici e parlare con le persone in maniera franca e pulita: basta solo quello! Per il resto, per farli funzionare c’è un solo metodo e si chiama pubblicità. Senza gli strumenti pubblicitari messi a disposizione da Facebook si ottiene davvero poca visibilità.

Autore - Luca Bove
Luca Forte si occupa di local search, ovvero di come portare più clienti nei ristoranti (ma anche nei negozi, negli studi e negli altri business locali) tramite Internet. Il suo blog, LocalStrategy.it, è l’unico in Italia completamente dedicato alla local search.

 

Parlando di social e di food non si può non accennare al dilagare della moda di fotografare piatti.

Nicoletta. Questo è un punto sul quale ci soffermiamo nel libro, la Food Photography. Molti trovano poco educato che il commensale fotografi il piatto prima di gustarlo, ma in realtà è una food mania dei nostri ospiti e quindi va rispettata. Inoltre, queste immagini vanno a corredarsi di altre informazioni, ad esempio la localizzazione su Foursquare, gli hashtag su Instagram e Pinterest, e vengono condivise con facilità e grande possenza virale da tutti gli user.

 

Si tratta evidentemente di un’opportunità che va sfruttata e canalizzata. Come?

Nicoletta. Favorendo la condivisione, indicando con chiarezza l’accesso free alla wi-fi del locale. Magari ideando un contest o un gioco da condividere sui social media. In alcuni locali vengono creati angoli selfie, così da evitare scene troppo scomposte ai tavoli. Se ben coordinata, può rivelarsi un’occa- sione per scacciare la noia dell’attesa della disponibilità del tavolo in sala.

 

Torniamo alle frasi che spesso ci sentiamo dire dai ristoratori più scettici nei confronti dell’approccio digital, come “non ho tempo per queste cose” o “non ho bisogno di pubblicità”. Qual è la vostra risposta perfetta?

Luca: Tra le obiezioni che ci muovono c’è anche il “Ma ho sempre fatto così!” Peccato che stanno arrivando in Italia catene multinazionali altamente innovative, con un enorme esercito di esperti marketing. La società cambia abitudini, usa mezzi diversi e bisogna adeguarsi.

Nicoletta. Se il ristoratore non cambia testa, il vento fa il suo giro. Il motto odierno è Digito Ergo Sum!.

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