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Chianti Classico: 10 etichette da non perdere

Chianti Classico

Chianti Classico, ormai un brand sotto l’ala del Gallo Nero, ecco quelli che ci sono piaciuti di più

Chianti Classico: un nome che ormai tutti riconoscono, ma sapete perché si dice anche Gallo Nero? Il simbolo compie ormai più di 300 anni, da Lega militare del Chianti a Consorzio di tutela (istituito ufficialmente nel 2005). Il gallo ha sempre acceso l’immaginazione degli esseri umani: l’aggressività, il vigore, le piume sontuose e il proverbiale canto mattutino hanno suscitato numerosi commenti in ambito letterario, popolare, simbolista, alchemico e addirittura teologico.

Come nasce la leggenda

Si narra che nel Medioevo Firenze e Siena, ormai esauste dalle continue lotte intraprese per il possesso del territorio chiantigiano, decisero di risolvere la questione con un singolar tenzone particolarmente curioso. Le due città avrebbero scelto come rappresentanti due cavalieri; non appena questi avessero udito il canto del gallo, si sarebbero messi al galoppo e il nuovo confine tra i comuni sarebbe stato fissato nel punto d’incontro.

Ma i senesi scelsero un gallo bianco, che nella giornata precedente alla disfida fu ben pasciuto al fine di farlo svegliare allegro e di buon mattino. I fiorentini invece scelsero un gallo nero tenuto a digiuno che, a causa dei morsi della fame, cominciò a cantare ben prima dell’alba. Ecco perché il territorio fiorentino è così grande: i cavalieri si incontrarono al Castello di Fonterutoli, in Castellina in Chianti. Qui venne firmato il trattato di pace tra i due paesi toscani, che fissarono il loro confine a Castellina, a pochi chilometri da Siena.

La Sala del Torriano

22 ettari vitati che si sviluppano sulle colline di Montefiridolfi. La proprietà, Francesco Rossi Ferrini, ama l’arte: così nasce l’etichetta della Gran Selezione, della Grappa e del Vin Santo si avvalgono della prestigiosa firma dell’artista toscano Silvano Campeggi, in arte “Nano” (Firenze 1923 – 2018), autore di tutti i cartelloni del grande cinema Americano in Italia tra cui, per citarne alcuni, Colazione da Tiffany, Ben Hur, Casablanca, Via col Vento. Da consigliare sicuramente la Gran Selezione il Torriano Chianti Classico Docg 2018.

Castello di Meleto

Tra le principali fortificazioni del Terziere di Gaiole, qui da oltre mille anni si produce vino. E questo wine resort di charme con una bella vocazione alla sostenibilità, con oltre 770 ettari di bosco e una cantina con impianto fotovoltaico per ben oltre 160 ettari vitati, ha sicuramente un fascino d’altri tempi. Due grandi selezioni da provare: Vigna Casi, presente già nel catasto leopoldino e Vigna Poggio Arso. Invece per gustare qualcosa un pò fuori dai classici schemi, ecco il Camboi, Malvasia nera del Chianti in purezza.

Giacomo Mori

Dalle cantine di Palazzone e di Chiusi, in provincia di Siena, a tutto il mondo: questa è una cantina che ha fatto dell’esportazione il suo marchio, da fine Ottocento. E oltre ai vini anche l’agriturismo: usati dai mezzadri ora sono splendidi appartamenti con piscina e architetture originarie, con muri di pietra e pavimenti di cotto. Da provare il loro Chianti Riserva Castelrotto 2015.

Tenuta di Arceno

All’interno del comune di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, a sud- est nel Chianti Classico al confine con l’antico borgo medievale di San Gusmé, questa tenuta è di proprietà della famiglia Jackson dal 1994, anno in cui i due imprenditori vitivinicoli californiani Jess Jackson e Barbara Banke acquistarono la loro prima azienda vinicola all’estero. Vi consigliamo di provare il 2018 Gran Selezione Strada al Sasso, un cru del vigneto La Porta, ben 92 punti per Decanter.

Castel di Pugna

Oggi di proprietà del Conte Luigi Alberto Fumi Cambi Gado, Castel di Pugna fu un castello a lungo conteso tra fiorentini e senesi, a soli tre chilometri dal centro storico dei Siena, dal viale dei cipressi si può ammirare la torre del Mangia, quasi a toccarla. E dall’agriturismo si sviluppano oltre 44 ettari, e qui nasce il progetto Senarum Vinea : la cantina è custode di sette varietà autoctone, anticamente coltivate attorno alla città di Siena. Gli antichi vitigni, cinque rossi,  MammoloGorgottescoCaninaPrugnolo Gentile e Giacchè e due bianchi, San Colombano e Procanico, sono destinati a diventare, dopo accurate microvinificazioni, “Il Vino di Siena”. Da provare il loro Chianti Superiore.

Dievole

Dievole, ovvero “Dio lo vuole”. Il nome Dievole appare per la prima volta il 10 maggio del 1090. Otto secoli e innumerevoli generazioni dopo, un contratto racconta di Dievole: un dono di nozze. Il Conte Giulio Terrosi-Vagnoli regala la tenuta, costata ben 361.632 Lire, alla sua futura sposa Ildegonda Camaiori che sarà l’ultima nobildonna di Dievole. Oggi questo wine resort a pochi chilometri da Siena è villa storica e cantina. Da provare il Toccastelle Chianti Classico DOCG 2016.

Tolaini Wine

Una bella storia di famglia quella di Tolaini, Pier Luigi è partito per il Canada oltre 45 anni fa ma appena ha fatto fortuna, si era ripromesso di comprare delle terre nella sua Toscana. La scelta è caduta su Castelnuovo Berardenga, con due appezzamenti ad anfiteatro dove sono state trovate anche delle tombe etrusche. Oggi in azienda si trova la figlia Lia, che porta avanti la passione del padre. Da provare il Montebello Sette, il Chianti Classico Gran Selezione della tenuta.

Casale dello Sparviero

Da locanda per i pellegrini a cantina, per una tradizione vinicola di più di ottocento anni. L’edificio più antico della tenuta, nel comune di Castellina in Chianti, fu costruito durante il IX secolo come torre fortificata per il controllo della zona. Poi divenne un monastero dei monaci e poi fattoria. Il vigneto più antico è quello di Paronza, le cui tracce storiche risalgono al 1169. Il Papa del tempo, Alessandro II, donò questo vigneto ai monaci dell’Hospitale di Santa Maria in Paronzola, una locanda dedicata ai pellegrini che percorrevano la Via Francigena, affinché potessero produrre vino per i propri ospiti. Questo significa che Paronza è votata alla produzione di vino dal XII secolo. Oggi il vigneto di Paronza produce il Chianti Classico Gran Selezione Paronza.

Castello di Albola

Zonin, viticoltori veneti (di Gambellara, in provincia di Vicenza) dal 1821, per 7 generazioni, si sono espansi, hanno puntato all’internazionalizzazione e hanno guardato anche in altre zone d’Italia. Castello di Albola a Radda in Chianti, con il suo borgo medioevale è stato possedimento dellle più nobili famiglie toscane, dagli Acciaioli ai Samminiati, dai Pazzi ai Ginori Conti, fino al 1979, acquistata dai Zonin. 900 ettari, di cui oltre 125 coltivati a vite e dove svettano oltre 4 mila piante di olivo. Da non perdere il Solatio, Chianti Classico DOCG Gran Selezione.

Agricoltori del Chianti Geografico

Storiche le cantine di Gaiole in Chianti e San Gimignano, da diciassette viticoltori iniziali, oggi ne possiamo contare ben sessannta. Tutti prevalentemente radicati nei territori del Chianti, Chianti Classico, ma anche della Vernaccia di San Gimignano. Sessanta viticoltori appassionati che lavorano ogni giorno per valorizzare una grande denominazione e i suoi vini, a partire dal suo vitigno principe: il Sangiovese. Da provare il Contessa di Radda Chianti Classico Riserva DOCG.

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