La Food Art dell’americana è un autentico spettacolo per tutti e cinque i sensi. Come il suo ultimo progetto A Tribute to Budgie, dedicato ai colori e all’umorismo degli uccelli
Pappagalli, fenicotteri, gufi, picchi: sono gli uccelli e uccellini che prendono vita nei piatti di Anna Keville Joyce. E prendono vita veramente, perché Anna non è una cuoca e qui non si parla di cucina. Ma bensì di arte, nello specifico di Food Art, e della serie A Tribute to Budgie, l’ultima creazione della food stylist americana in collaborazione con il fotografo argentino Agustín Nieto.
Cinque disegni, cinque opere realizzate esclusivamente con prodotti alimentari per rendere omaggio al mondo aviario e ai colori e anche all’umorismo dei suoi singoli protagonisti.
Bucce di carota, anelli di porro, spaghetti bolliti, gusci d’uovo, funghi, melanzane, cavolfiori tagliati a metà, semi lenticchie e pinoli, perfino un kiwi: il cibo avanzato in frigo e in credenza si trasforma e diventa in grado di stimolare tutti i sensi, non soltanto il gusto.
Il risultato è una rappresentazione spettacolare della natura ottenuta tra l’altro con ciò che di più naturale possa esserci, ovvero i frutti stessi del suo compiersi quotidiano.
Anna Keville Joyce non è nuova a queste forme di sperimentazioni e contaminazioni: la sua professione ufficiale infatti è quella di direttrice creativa culinaria, e con i suoi progetti ha collaborato e collabora con riviste e aziende non soltanto del settore gastronomico.
E se vi piace il suo lavoro con il cibo, date un’occhiata anche al lavoro intitolato Ruta de Sabores e realizzato per un marchio vitivinicolo argentino: qui, con lo stesso procedimento fatto per gli uccelli, vengono raffigurate capitali europee come Budapest, Varsavia o Praga, con tanto di monumenti, viali ed edifici. E la resa è decisamente mozzafiato come certi panorami di queste città.
Insomma, dall’Arcimboldo di Caravaggio alla “Colazione sull’erba” di Manet, dalle nature morte di Van Gogh e Cezanne fino all’amore per il pane di Salvador Dalì (che ebbe il suo culmine in una incredibile performance in cui sfilò portando sulle spalle 12 metri di baguette) e alla celeberrima minestra in scatola di Warhol: il cibo da sempre è arte e l’arte per sempre sarà cibo.