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Abruzzo: perle gastronomiche di un territorio vocato all’eccellenza

Un territorio da conoscere con eccellenze da valorizzare. L’Abruzzo racchiude una ricchezza alimentare unica nel suo genere tra vino, formaggio e molto altro.

Molti conoscono l’Abruzzo, forse per il mare o per la montagna grazie a ottime spiagge e ottimi impianti per praticare sport invernali. Per quanto riguarda il cibo quello che emerge più spesso invece è l’arrosticino. Quest’ultimo però è solo la punta di un iceberg.

Vino

L’Abruzzo molto spesso viene declassata come regione vitivinicola vocata alla quantità invece che alla qualità. Qualche nome, tipo Emidio Pepe, Valentini e Masciarelli tra i più, faranno subito cambiare idea.

Partendo dal primo, il quale vede le radici nascere sulle colline teramane, zona della DOCG del Montepulciano d’Abruzzo ma soprattutto zona d’elezione per questo uvaggio. L’azienda Pepe oggi è arrivata alla terza generazione e ha da poco festeggiato 60 anni. Emidio di anni ne ha un po’ di più e siamo a 92. Ancora oggi però assaggia e controlla il lavoro quotidiano fatto nella sua meravigliosa ma familiare cantina. Produzione biologica, un “archivio” di vecchie annate da favola e qualità che fuoriesce ovunque. La cantina produce quattro vini: il Montepulciano d’Abruzzo, il Trebbiano d’Abruzzo, il pecorino e il Cerasuolo d’Abruzzo (sempre da uve montepulciano). Oggi le redini sono in mano alle figlie e alle nipoti. Una azienda rosa che incontra una tendenza comune in Abruzzo.

Si osservi quanto fatto da Masciarelli con la linea Marina Cvetic, nata dal legame privato e professionale tra Gianni e Marina. Il suo (di Marina) Montepulciano d’Abruzzo è tra i principali e tra i più apprezzati nella regione, in Italia e all’estero. All’elenco si aggiunge sicuramente anche Chiara Ciavolich che oggi gestisce l’azienda in maniera sublime dando vita ad ottimi progetti vitivinicoli.

Cade a pennello anche la pubblicazione “Il vino è rosa” di Giulia Cataldi Madonna e Luigi Cataldi Madonna oltre naturalmente ai vini dell’azienda Cataldi Madonna, fatti in quel di Ofena, terra di interessanti produzioni.

Formaggi e non solo

Per un aperitivo o per un fine pasto, oltre al vino non possono mancare i formaggi. C’è sicuramente la tradizione della “caciotta”, da accompagnare con confetture ma anche con il miele.

Quale miele? Sicuramente il millefiori, un prodotto che con la sua aromaticità si sposa benissimo con il formaggio. Come riferimento si può prendere il territorio dell’Alto Sangro per produzione. Tra le aziende, consigliata “I frutti dell’alveare” a Pescasseroli. Altro miele entusiasmante e autoctono è il miele di Santoreggia. Questo prodotto, ricavato dalla Satureja montana, vanta una vasta rete di estimatori. Una produzione di nicchia, rara come i produttori. Assai utilizzato anche per curare la tosse come rimedio naturale. In questo caso, essendo tendente al dolce, si può pensare di accostare un formaggio più strutturato, magari un pecorino. Quest’ultimo in Abruzzo trova il suo “habitat” perfetto vista la cultura nella pastorizia e nelle produzioni che ne derivano.

Parlare di formaggio in Abruzzo e non citare Nunzio Marcelli è un oltraggio. Tra i volti principali della pastorizia abruzzese nella sua Anversa degli Abruzzi. Appassionato ed esperto di formaggi, Nunzio nasconde anche una laurea. Famoso il suo progetto “Adotta una pecora”, progetto al quale hanno aderito nel tempo anche Mogol, Gianni Morandi, Paola Cortellesi e molti altri.

Tra le figure che hanno fatto crescere la regione sotto l’aspetto caseario, sicuramente c’è Gregorio Rotolo (azienda Valle Scannese), figura fondamentale del panorama enogastronomico italiano, scomparso qualche anno fa. Simbolo indiscusso della pastorizia italiana, Rotolo nella sua Scanno ha dato vita ad un formaggio strepitoso. Il suo “Gregoriano” fatto con latte di mucca biologico (85%), latte di pecora (10%) e latte di capra (5%). Formaggio a pasta filata con una stagionatura minima di tre mesi. Sapido e piccante, da proporre ottimamente per un inizio pasto. 

4 piatti tipici abruzzesi +1

sagra dell'arrosticino riano

Seduti a ristorante o in qualche punto ristoro, ovunque voi siate in Abruzzo, troverete questi piatti tipici abruzzesi.

  • Al primo posto troviamo sicuramente gli arrosticini. Dalla punta dell’Abruzzo fino all’ultimo comune, è possibile trovare questo piatto della cucina tipica abruzzese. Cotti sul fuoco e rigorosamente di carne di pecora, si possono mangiare anche al cartoccio con una birra passeggiando lungomare. L’abbinamento perfetto? Con un Montepulciano d’Abruzzo fresco, non troppo invecchiato e neppure troppo strutturato (dunque un Montepulciano che non abbia fatto eccessivamente legno).
  • Al secondo posto troviamo gli spaghetti alla chitarra, magari alla teramana. Dunque, con pomodoro e delle “pallotte” (tipo polpette piccolissime) fatte con un trito di carne. Chissà che questa chitarra alla teramana non sia l’antenato del famoso piatto statunitense “spaghetti with meatballs”.
  • Terzo posto indiscusso per le palette cacio e ova. Delle semplici polpette fatte con formaggio e uova. Un rimando alla cucina povera regionale, forte sicuramente del consumo di questi due prodotti disponibili nelle case dei contadini.
  • Quarto posto occupato dal brodetto di pesce. Tipico della costa abruzzese. Di base fatto con il pescato del giorno e con pesci non troppo ricchi. Molto importante la salsa di pomodoro per fare un buon piatto, non preoccuparsi soltanto del pesce.

Che significa +1? Quest’ultima ricetta è un omaggio al giovane chef e personaggio social Davide Nanni, presente nel suo libro “A sentimento” edito da Mondadori. Stiamo parlando della pecora al catturo con aria di genziana, altro prodotto tipico della zona che si somma ad una ricetta tradizionale delle aree interne abruzzesi. Sapori molto forti, veri. Proprio come Davide.

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