Chris Oberhammer e il suo stellato Tilia: la cucina delle Dolomiti sotto la lente.
Chris Oberhammer ha scelto uno sfondo da sogno per il suo stellato: siamo all’ingresso della Val di Landro, alle spalle le tre Cime di Lavaredo, simbolo delle Dolomiti. In un paesaggio che racconta storie di un tempo che fu in quello che è stato il parco del Grand Hotel Dobbiaco.
Una struttura ricca di fascino, costruita dalla Südbahngesellschaft nel 1878 con l’intento di sfruttare la nuova linea ferroviaria che collegava Vienna a Innsbruck. Meta del “jet set” internazionale nel corso degli anni, dopo le due guerre mondiali è andato in rovina.
Ma oggi la struttura ospita il Centro Culturale Centro Culturale Euregio Gustav Mahler Dobbiaco Dolomiti e la Guesthouse della Fondazione, la scuola di musica dell’Alta Pusteria, il Centro Visite Tre Cime, lo “Jugenddienst Hochpustertal” e l’Ostello della Gioventù. All’interno del suggestivo parco dell’ex Grand Hotel si trova una struttura in vetro che riflette la luce del sole.
Un microcosmo di bellezza vera che racconta le Dolomiti attraverso la cucina. Un prato di erbe e fiori selvatici circonda Tilia, il ristorante stellato dal 2007 dello chef Chris Oberhammer. Tilia è il nome latino dell’albero “Tilio”. Nella casa che fu di famiglia dello chef, a Santa Maria, una frazione di Dobbiaco si trova uno dei Tigli più vecchi della zona, piantato dal bis, bis nonno di Chris. Lo abbiamo intervistato.
Cosa vorresti dire alla guida Michelin?
“Vorrei dire grazie anche di questa riconferma 2022 della nostra Stella Michelin. Abbiamo la Stella dal 2013 e continuiamo a riconfermarla con passione e dedizione”.
E ai clienti che vengono a trovarti?
“Per noi il più grande piacere è avere ospiti alla nostra tavola, si tratta di una grande gratificazione soprattutto quando i clienti arrivano da lontano e vengono appositamente per provare la mia cucina e vivere un’esperienza al nostro Tilia”.
Un consiglio di altri ristoranti da visitare vicino a te?
“Oberraut, un piccolo ma grazioso albergo di montagna a Brunico con la cucina di chef Christof e l’ospitalità di Theresia. E poi sicuramente anche Amaten a Brunico / Perca presso il Plan de Corones. Un angolo di magia”.
Quanto la tua cucina è legata al territorio?
“Tantissimo! Parto dal territorio, dalla sua conoscenza, dalle tradizioni e da chi lavora la terra e qui ha la sua azienda. Porto in tavola le mie Dolomiti in ogni stagione. Si tratta di una cucina di territorio in chiave contemporanea ma sempre concreta ed essenziale”.
Come descriveresti il mondo della ristorazione ora?
“Un mondo in cambiamento, sicuramente. Il Covid19 ha cambiato questo settore. Vi è bisogno di essenzialità, concretezza e semplicità vera nel settore della ristorazione. Una maggiore attenzione al cliente e al suo benessere a tavola. Vi è un problema legato al personale: difficoltà a trovare professionisti qualificati e non che vogliano lavorare in questo settore“.
Rispetto agli scorsi anni cosa ti aspetti dalla stagione invernale?
Avete aperto più tardi degli anni normali?
“La stagione invernale è partita molto bene, siamo sempre pieni, sia a pranzo che a cena. Abbiamo chiuso solo qualche settimana a cavallo tra Ottobre e Novembre, come ogni anno. Lavoriamo quasi 11 mesi su 12 perché abbiamo una clientela sempre molto dinamica, sia italiana che straniera che viene a trovarci”.