Siamo stati a Maiori per raccontarvi una serata speciale. Nell’incanto de Il Faro di Capo d’Orso, quattro chef, tra cui il resident, e un menu Cucinanuova style: “ 4 Hearts, Same Soul”. Abbiamo intervistato Francesco Sodano e ci siamo fatti svelare qualche anticipazione sui prossimi appuntamenti.
Avevamo incontrato Francesco Sodano un po’ di mesi fa, agli esordi di un progetto ambizioso già nel nome: Cucinanuova (trovate qui la nostra intervista). Movimento culturale legato alla cucina italiana, ma disposto a girarci piacevolmente intorno. Un luogo virtuale per chef e attori dell’enogastronomia, aperti al dialogo così come al confronto. Necessità in tempo di lockdown che ha saputo ottimizzare il periodo di riposo forzato della ristorazione, incrociando idee e punti di vista diversi. Uno scambio tra professionisti giovani dentro e fuori, gli aderenti alla community erano e sono quasi tutti under 35. Fieri delle proprie tradizioni, senza esserne schiavi. Reduci da esperienze all’estero, liberi dalla zavorra delle convenzioni. Ebbene, siamo lieti di annunciare che Cucinanuova, oggi, non è più solo online, ma intrisa di quella realtà che piace a noi buongustai. Cene esclusive e ben concertate, nei più seducenti ristoranti d’Italia. Ad aprile c’è stata la collaborazione dello stesso Sodano con il George Restaurant di chef Domenico Candela, mentre qualche settimana fa, in costiera amalfitana, il numero di chef ai fornelli è salito addirittura a quattro.
Nell’incanto del ristorante Il Faro di Capo d’Orso, a Maiori, il resident chef Francesco Sodano, con suo fratello Salvatore, ha ospitato due amici, due chef di tutto rispetto: Gianluca Renzi de I Portici a Bologna, e Pasquale Trotta. Quest’ultimo, cofondatore di Cucinanuova con gli stessi Sodano. L’arrivo al ristorante è di per sé un acconto della serata, con il tramonto infuocato della costiera, gli interni preziosi, eleganti e le luci perfette. La cucina è a vista grazie ad una vetrata che racconta, come in un film, i meccanismi ordinati della giovane brigata all’opera.
Il menu
Belle idee e tecnica impeccabile per un percorso di degustazione completo, opulento nel pensiero, netto e audace nella forma. Piatti che arrivano dal passato, ancora attuali grazie ai nuovi codici applicati dai magnifici quattro. Pesce, ma anche carne, immancabili i limoni del territorio. Del resto, Francesco Sodano ne ha fatto una filosofia di vita: think global, act local. Un’idea di cucina lasciata libera di vagare per usi e costumi diversi, ma la spesa è quella di prossimità, con il meglio del territorio. Ceramiche comprese. E così abbiamo fluttuato tra assaggi dal sapore ancestrale e giochi di manifattura moderna, come la brioche ripiena di cosce di rana e spuma di funghi porcini. Servita con un brodo di funghi, alghe e olio al levistico. Grande controllo del sapido, come dell’amaro, un piatto che apre la mente e rallegra i cuori. Così come sa fare anche il Lecur Ficatum, il foie gras dell’Antica Roma. Piatto costruito con crudo di manzo, pan brioche al burro nocciola, ovviamente foie gras. Quello etico e giusto di Eduardo Sousa, oche felici, alimentate in maniera naturale e senza forzature. Delizioso (per non dire perfetto) il riso di semola agli anemoni e si prosegue spediti con i secondi: pescato del giorno al limone e lombo di capriolo con indivia belga ai frutti rossi, salsa foie gras e tartufo nero. Per il momento dolce, mandorla con cedro e capperi al cucchiaio. Infine Pane e Nutella, ma naturalmente si fa solo per dire. In queste cucine fermentano idee ed ingredienti, sapori che rimandano, ma che letteralmente esplodono. In un gioco di consistenze che valgono un luna park.
I vini della serata
Per l’occasione, la firma è quella irpina della famiglia Di Meo. Un perfetto susseguirsi di denominazioni, annate, profumi, con un orgoglioso Roberto Di Meo, in sala, a raccontare bottiglie e aneddoti. Garbo d’altri tempi per interpretare la meravigliosa poesia del vino. Cura, grandi attese in cantina, sorsi complessi che hanno saputo accompagnare con amore piatti non semplici. Spumante Rosé Extra Dry in apertura, per proseguire con i campioni casa: Alessandra, Fiano di Avellino Docg 2012, vitigno pronto alla longevità e che sa essere intenso, quanto vivace. Vittorio, Greco di Tufo Docg 2007, sorso di rara bellezza, fresco, ma avvolgente, grande interpretazione dello storico vitigno campano. Taurasi Riserva docg 2013, seducente e generoso. Potente. Infine, il Ratafià di Nonna Erminia. Antica ricetta di famiglia per un rosso granato da dessert a tutto Aglianico. Invecchiato a lungo in botti di legno ed arricchito da foglie di amarena, ciliegio ed un infuso di alcool, zucchero e ben dodici erbe aromatiche. Come recita l’etichetta “perfetto d’inverno accanto al camino e d’estate sotto le stelle”.
I prossimi appuntamenti
La formula di Cucinanuova In Movimento resterà quella corale, più chef, più idee, più piatti per esprimere un’idea di cucina unica: si parte vicino casa, per schiudersi a scenari poco esplorati. Attraverso abbinamenti intriganti, tecniche all’avanguardia e reminiscenze classiche.
Francesco, qualche anticipazione sui prossimi appuntamenti?
“Il calendario è in divenire, i membri di Cucinanuova sono tutti chef in ristoranti diversi, capita di riuscire a coordinarci solo all’ultimo minuto. Sicuramente proporremo un appuntamento al mese, anzi, posso già dire che a fine ottobre replicheremo da me a Maiori, per cui invito gli interessati a seguirci sulle nostre pagine social per tutti i dettagli.”
Noi abbiamo assaggiato e apprezzato il menu del 20 settembre in quel de Il Faro di Capo d’Orso. Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
“Cuciniamo non per esibirci, ma per far circolare idee e veicolare piatti che possano saziare tutti i sensi. Etica, sostenibilità, territorio. Ma anche innovazione, piccoli e grandi azzardi. Il Cucinanuova lover non può prescindere dalla curiosità e dalla voglia di scoprire, e questo vale sia ai fornelli che a tavola. Vi aspettiamo a mente libera e cuore più appassionato che mai.”