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I ristoranti americani ripartiranno prima degli italiani? Parola a Trump

Il piano per la fase 2 di Trump spinge a riaprire i ristoranti al più presto, favorendo però le grandi catene

E se i ristoranti americani ci superassero nella ripresa (la famosa Fase 2) anche se colpiti più tardi rispetto all’Italia? Donald Trump preme per ripartire mentre in Italia la Fipe chiede al governo di essere più rapido nelle decisioni, destinando risorse a fondo perduto per le imprese, parametrate alla perdita di fatturato e alla cancellazione delle imposte come Imu, Tari e affitto del suolo pubblico.

E mentre noi chiediamo, Trump ha costituito una task force per ogni settore dell’economia statunitense: per quanto riguarda il food&beverage è inutile nascondere che la squadra lavorerà soprattutto per tutelare gli interessi delle associazioni industriali e delle grande catene di ristorazione, i grandi elettori del Presidente.

Nel team infatti si leggono i nomi dei CEO dei più importanti brand come McDonald’s, Chick-Fil-A, Subway, Wendy’s, Papa John’s, Starbucks, ma anche multinazionali come Coca Cola, Pepsi e Kraft, colossi come Cargill, Tyson Foods, Perdue Farms, Corteva, ma anche  l’Associazione nazionale dei distributori e per la National Restaurant Association. Ma sono anche quattro i nomi degli chef deputati alla ripresa economica, tra i più blasonati degli States: Thomas Keller, Daniel Boulud, Wolfgang Puck e Jean Georges Vongerichten.

Si dice che la decisione di coinvolgere gli chef più vicini all’establishment della Casa Bianca siano per mettere a tacere i malumori del settore, con lo chef Davide Chang come portavoce, per la poca considerazione riservata ai ristoranti rispetto alla ristorazione collettiva.

Ci sono però delle mancanze che causeranno qualche malumore: nessun coinvolgimento di rappresentanti delle minoranze etniche, di afroamericani e donne, un gran numero di lavoratori impiegati nell’industria alimentare e della ristorazione americane.

La task force è stata creata per ripartire al più presto, quale che sia la pericolosità dell’operazione, gli Stati Uniti non possono subire un danno economico troppo ingente e già ora annoverano 22 milioni di disoccupati, con un numero sempre in crescita e destinato a toccare il picco del 20%, raggiungendo i livelli della Grande Depressione.

Quindi negli States si riparte, e molto presto, mentre in Italia i tempi potrebbero essere più lunghi (ve ne avevamo parlato qui) nonostante il nuovo rapporto di Colao sul rischio “medio-basso” dei ristoranti.

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