Magazine di ristorazione e itinerari enogastronomici
Ristoranti

La Good Company festeggia il Gagini e la sua svolta alla ristorazione palermitana

“Otto anni e non sentirli” è proprio il caso di dire parlando del Gagini, ristorante nel cuore del centro storico di Palermo, la cui storia ha cambiato il volto della ristorazione palermitana.

Se otto anni per una persona sono pochi, nel mondo della ristorazione, che si evolve alla velocità della luce, stare al passo con i tempi è, davvero, una bella scommessa che richiede impegno, dedizione e, soprattutto, l’umiltà di non sentirsi mai arrivati e di considerare ogni successo un punto di partenza e mai d’arrivo. 

Tutti questi elementi il Gagini, il ristorante a ridosso della “Cala” di Palemo che porta in scena l’alta cucina contemporanea, li ha tutti. L’anniversario rappresenta un tassello importante per la città di Palermo, poiché, sin dall’apertura, ha fortemente influenzato lo scenario culinario della città  contribuendo a cambiare il volto del centro storico. 

Era l’11 novembre del 2011 quando Franco Virga e Stefania Milano, i titolari della Good Company, decisero di rompere gli schemi e di avviare un percorso visionario dedicato all’alta cucina, all’arte e alla riqualificazione del patrimonio urbano nella strada interdetta ai palermitani, cerniera tra i tesori monumentali e l’areale segnato da degrado sociale ed economico al limitare della Vucciria. In via Cassari, nella penombra dell’abbandono, rilevarono le mura cinquecentesche che ospitarono una delle botteghe dello scultore Antonello Gagini, immaginando come potesse essere la Palermo del futuro, quella che oggi turisti da tutto il mondo apprezzano. 
Le riportarono alla luce, valorizzandole con elementi d’arte moderna e di alto artigianato, restituendole al presente come teatro di cucina gourmet.
Una nuova luce cominiciava ad illuminare quella che sarebbe diventata una vera e propria rivoluzione culturale, avvicinando i palermitani al “fine dining”, a conquistare visitatori stranieri e la critica di settore, si consolidava un sistema di sostegno ai piccoli produttori e alle migliori aziende del territorio e di tutta la Sicilia. 

Si faceva spazio un modello di imprenditoria sana, creativa. Ma il Gagini è stato solo il punto di inizio di una storia gastronomica che ha dettato una tendenza, arricchendosi in pochi anni di nuovi capitoli, con l’apertura di altre tre realtà, ciascuna, con la propria diversità, rappresentativa di un aspetto dell’enogastronomia palermitana, Buatta, Bocum e Aja Mola, sancendo così la nascita di un vero e proprio distretto di cucine di alto profilo. Un polo, diventato salotto del “buon gusto” , inteso nel suo significato più intrinseco, che ingloba quattro modus vivendi della rinascita della capitale siciliana, quattro life style ed esperienze del gusto, uno dei pochissimi casi multi format nel Sud Italia. 

Al Gagini oggi è il Mediterraneo il tema indagato e raccontato senza barriere, nella sua naturale essenza di collante di civiltà, dagli chef Massimiliano Mandozzi ed Elnava De Rosa, che hanno lasciato la cucina del lussuoso Casta Diva del Mandarin Hotel sul Lago di Como per sposare la Palermo in evoluzione e mettere del proprio in una delle pagine più vivaci dell’alta cucina siciliana. 

La ricorrenza è stata celebrata lo scorso 11 novembre al Loggiato San Bartolomeo in occasione di una serata di gala dedicata a tutti coloro che hanno portato i locali ad ottenere riconoscimenti dalla critica e importanti piazzamenti nelle più autorevoli guide di settore.

L’evento ha visto  protagonisti gli chef dei ristoranti: Massimiliano Mandozzi ed Elnava De Rosa (Gagini), Fabio Cardilio (Buatta), Daniele Salvatori (Bocum), Giuseppe Calvaruso (Aja Mola) e Sonja Scrudato (bar lady del Bocum). Ai festeggiamenti  presente, tra gli altri, anche Giovanni Assante del pastificio Gerardo di Nola, realtà di Gragnano che ha conquistato il gotha della ristorazione, firma che fa capolino sulle tavole più prestigiose. Proprio Assante ha  cucinato, per omaggiare il Regno delle Due Sicilie, il piatto istituzionale della memoria gastronomica napoletana, la pasta con patate. 

Articoli correlati

Palazzo BN: una nuova apertura con lo chef Simone De Siato

Camilla Rocca

Top Italian Restaurants: l’edizione 2020 del Gambero Rosso

Redazione

Roma: cosa si mangia da Molto, il ristorante con girarrosto e carni pregiate ai Parioli

Giorgia Galeffi